«Siena: la città in rosso. Il giorno dei tre bilanci in apnea. Oggi è giorno di bilanci per Siena. L'assemblea dei soci del Monte dei Paschi è chiamata ad approvare il bilancio d'esercizio 2011 chiuso in rosso per 4,69 miliardi di euro. Il Comune è chiamato ad approvare il consuntivo 2011 che si chiuderà in perdita per circa 2 milioni, ma qui l'incertezza è massima in quanto la maggioranza è divisa, l'ultima mozione sulla Fondazione Mps discussa in Consiglio è passata con il soccorso decisivo dell'opposizione. Infine, l'Università che archivia il 2011 in perdita per circa 8 milioni, cui si somma un deficit strutturale cumulato di oltre 40 milioni». Così questa mattina un’agenzia di stampa sintetizzava i temi di oggi, venerdì 27 aprile 2012. Una data che certo rimarrà nella storia di Siena, al di là di quali saranno i risultati al calar del sole.
Fa un certo effetto, non neghiamolo. Un tempo dire di essere senesi significava essere in qualche modo portatori di una ricchezza materiale e, soprattutto, immateriale che lasciava negli interlocutori sempre quel pizzico di invidia bonaria che ti faceva star bene. «Voi a Siena c’avete il Monte … Eh, voi a Siena con l’Università». E via così. Erano loro che ti elencavano le eccellenze. Erano loro che dimostravano di conoscere ed apprezzare davvero una città e un territorio che, per quanto piccoli, marginali e periferici, erano stati nei secoli capaci di grandi cose.
Per anni l’istituto di credito pubblico Monte dei Paschi di Siena prima e banca Mps poi, tramite la Fondazione, ha elargito erogazioni per decine di milioni di euro. I giornali facevano i numeri speciali per elencare tutti i soggetti beneficiati e quelle pagine venivano lette ad una ad una per vedere quanto aveva preso l’associazione sportiva o quella sociale del paese o della contrada. Fino a qualche anno fa è stato così, poi nulla.
L’Università stessa è stata capace di attrarre in città migliaia di giovani a studiare medicina e giurisprudenza prima e poi altre facoltà di grande richiamo e fascino. Fino alla creazione di quella facoltà di Scienze delle comunicazioni che, prima in Italia, nacque qui con docenti di chiara fama nazionale. Come nel Medioevo gli studenti venivano in città per seguire le lezioni di qualche celebre professore.
Infine, il palazzo Pubblico di Siena che da sempre è il simbolo della città e sede del governo cittadino. E da sempre è sinonimo di Buongoverno, così come affrescato in una delle sale più prestigiose, contrapposto al Malgoverno, anch’esso riprodotto.
Oggi, purtroppo tutto questo sembra smarrito. C’è chi dice che «domani è un altro giorno». È vero. Speriamo almeno che sia anche un nuovo inizio. Di gente capace e preparata in giro ce n’è tanta. E forse, diciamo la verità, si è fatto finta di non vederla. Da dove si riparte?
Ah, s’io fosse fuoco…