Passato, presente e futuro che s’intrecciano nel nome della cultura. Ieri, oggi e domani s’incastrano in un vademecum, pamphlet o saggio per riflettere sul cammino, tra risorse e debolezze, opportunità e rischi, che dovrebbe portare Siena a Capitale Europea della Cultura nel 2019. Poche pagine che fanno da spunto ideale alle riflessioni per ogni cittadino o amministratore salito sulla nave in una rotta ambiziosa e lunga tra le acque agitate della crisi economica ma che dovrebbe portare ad un atlantide di sviluppo nel nome della cultura.
Un pamphlet per un progetto globale «C’è stata una stagione in cui i nostri antenati sono stati capaci, molti anni fa, di dare vita a cose molto importanti dalle quali noi traiamo beneficio a distanza di secoli. Adesso è l’ora di prendere lezione da questa creatività e fare leva su questo passato per costruire un nuovo futuro. Credo che, se Siena si vuole candidare a capitale europea della cultura, non basta essere dei meri custodi del museo che viviamo tutti i giorni. Allo stesso tempo non possiamo fare a meno di fare forza su questo grande patrimonio riconosciuto in tutto il mondo». Parte da questa considerazione il viaggio in pagina della professoressa Gabriella Piccinni, docente di Storia Medievale all’Università degli Studi di Siena e autrice di“Città murata città globale” (Salvietti e Barabuffi editore). Un piccolo libro che si pone l’obiettivo fin dalla copertina di aiutare il progetto di Siena Capitale Europea della Cultura nel 2019 attraverso la conoscenza della città medievale.
Ma quali sono i punti deboli di questa città?
«Siamo una città che si è molto impigrita e che stenta oggi a trovare quella grande forza che ha caratterizzato il passato. Siamo di fronte ad un bivio. O la città si rende conto di essere “città murata e città globale”, cioè città storica ma in grado di parlare e confrontarsi con una città globalizzata, oppure la città si ripiega nel compiacimento e nei suoi piccoli confini ed allora non andrà da nessuna parte. I nostri giovani devono vivere in una città bella avendo il cervello nel mondo».