Si erano finti carabinieri per entrare in una casa e rapinare la famiglia, minacciandola. Per questo con l’accusa di rapina pluriaggravata in concorso quattro uomini, due calabresi e due pugliesi di età compresa tra i 36 e 19 anni sono stati arrestati a seguito delle indagini svolte dagli uomini della squadra mobile di Siena coordinati dal dirigente Sabatino Fortunato.
La rapina I fatti risalgono al 30 settembre scorso quando in un’abitazione di Staggia Senese, frazione di Poggibonsi (Siena) abitata da una famiglia di origini calabresi, trasferitasi nel senese per sta vicino a un familiare recluso a Ranza, hanno bussato i quattro componenti della banda, capeggiati dal più anziano, unico armato di pistola, poi rivelatasi giocattolo. Fingendosi carabinieri si sono fatti aprire la porta e una volta all’interno dell’abitazione dove al momento c’erano solo la proprietaria con le due figlie, con la minaccia di far del male alla più piccola di appena un anno, si sono fatti consegnare denaro contante, gioielli e un telefono cellulare. I malviventi si sono poi dileguati a bordo di un’auto , abbandonata poco dopo vicino Poggibonsi all’imbocco della superstrada in direzione nord,e hanno proseguito per far ritorno nelle rispettive terre d’origine. All’interno della vettura le forze dell’ordine hanno poi rinvenuto anche la pistola e i collant usati per effettuare la rapina.
Indagini e intercettazioni Proprio il telefonino sottratto durante al rapina è stato utile alle indagine per riuscire a rintracciare i componenti della banda. Gli arresti sono stati effettuati all’alba del 7 marzo scorso su richiesta del Pubblico Ministero della Procura di Siena Andrea Boni. I quattro sono attualmente reclusi in luoghi riservati per tutelarli dal possibile rischio di ritorsioni in carcere.
I dubbi degli inquirenti «Un viaggio sostenuto per qualche centinaio di chilometri è stato fatto perché i malviventi avevano già preventivato di colpire proprio lì dove la rapina è stata consumata – spiega il dirigente della Squadra mobile Fortunato -. E hanno compiuto la rapina proprio in quella abitazione perché conoscevano chi era in casa, sapevano cosa cercare , come agire e come affrontare le persone che hanno aperto al porta. La conoscenza del luogo e delle persone deriva da pregressi rapporti di conoscenza e frequentazione tra chi ha agito e le persone offese o comunque con i componenti del nucleo familiare delle persone offese. Noi tecnicamente ci troviamo di fronte ad un’azione che ha fruttato a chi l’ha compiuta delle risorse in denaro contante e preziosi. Su questo sono in corso approfondimenti per capire se come retroterra rispetto a ciò che emerge con tutta evidenza ci siano anche altri propositi. Noi – conclude Fortunato – per il momento la inquadriamo come rapina pluriaggravata e stiamo ai fatti».