Cento euro a persona: è la cifra che, secondo le previsioni di Confcommercio, investiranno i toscani per l’acquisto di capi in saldo dal 1 luglio, somma di poco superiore alla media regionale di 90-95 euro. «La stagione finora è andata a rilento soprattutto per i negozi di fascia media, quelli più colpiti dalla crisi – sostiene il direttore della Confcommercio di Firenze e Toscana Franco Marinoni – sarà già un buon risultato finire in pari rispetto alla primavera-estate del 2016». Secondo l’associazione, la tornata di saldi andrà meglio per i negozi di alta gamma. «Il lusso – dice Marinoni – continua a fare buoni numeri. Poi a Firenze influisce positivamente anche la presenza dei turisti stranieri, per i quali un paio di calzature o un abito made in Italy restano souvenir fra i più graditi. Nel resto della provincia, nei centri meno turistici, si fa un po’più di fatica». Il rilancio del commercio della moda, per il direttore dell’associazione, avrebbe bisogno di «interventi più radicali a sostegno, primo fra tutti quel taglio deciso alle tasse che, unico, può restituire un po’ di soldi alle famiglie. Solo da qui possono ripartire davvero i consumi». Numeri buoni per i negozi di alta gamma. «Il lusso continua a fare buoni numeri. A Firenze influisce positivamente anche la presenza dei turisti stranieri, per i quali un paio di calzature o un abito made in Italy restano souvenir fra i più graditi. Nel resto della provincia, nei centri meno turistici, si fa un po’ più di fatica».
Meno tasse per far ripartire i consumi Chi ha vissuto una stagione ‘al ribasso’, adesso proverà a salvare il salvabile con i saldi. «Si possono smaltire le scorte di magazzino e riacquisire liquidità, ma da qui a ripianare il bilancio di un anno ce ne passa», spiega Marinoni, «tra presaldi annunciati a mezzo sms, outlet e commercio elettronico con sconti tutto l’anno, è difficile resistere per un negozio tradizionale. E c’è sempre il rischio che il cliente non percepisca più il vero valore di un capo. La forza degli esercizi di vicinato è la qualità dell’offerta, unita al rapporto diretto con i clienti e ai tanti servizi accessori che sempre più negozi offrono, come i piccoli aggiustamenti sartoriali». «Il commercio della moda avrebbe però bisogno di interventi più radicali primo fra tutti, quel taglio deciso alle tasse che, unico, può restituire un po’ di soldi alle famiglie. Solo da qui possono ripartire davvero i consumi» ha concluso Marinoni.