Furto aggravato, ricettazione, favoreggiamento e spaccio di droga. Queste le accuse per 11 persone indagate nell’ambito dell’operazione 'Pitbull' tra Perugia, Roma e Siena. Gli uomini della sezione antirapina della Squadra Mobile della Questura di Perugia hanno eseguito alle prime ore di stamani otto delle 11 ordinanze di custodia cautelare disposte dalla Magistratura nei confronti di altrettanti tra albanesi e romeni, accusati di aver compiuto, tra l'aprile e l'agosto scorsi, 43 furti in esercizi commerciali e abitazioni private di Umbria e Toscana. Secondo gli inquirenti, però, sarebbero 19 i componenti della banda.
41 auto restituite ai legittimi proprietari La polizia ha anche recuperato e restituito ai proprietari 41 autovetture rubate; tra l'altra refurtiva ci sono trattori, attrezzi edili e da giardinaggio, tabacchi, cellulari, televisori, computer, macchine fotografiche, lavatrici, lavastoviglie e 16 mila litri di gasolio.
Indagine partita da un “gratta e vinci” I 43 furti di cui vengono ritenuti responsabili, a vario titolo, gli indagati, sono avvenuti sempre di notte ai danni di aziende del perugino e della bassa Toscana, in abitazioni, concessionarie automobilistiche, bar e tabaccherie. Proprio dal furto in una ricevitoria di San Sisto, alla periferia del capoluogo umbro, avvenuto il 15 aprile 2013, durante il quale sono stati rubati anche dei gratta e vinci, si sono sviluppate le indagini che hanno portato all'individuazione di un albanese che nei giorni successivi si era recato in un altro punto Lottomatica a riscuotere la vincita. L'identificazione è avvenuta attraverso i filmati di videosorveglianza del locale. La sezione antirapine ha seguito l'uomo, ricostruendo successivamente l'attività del presunto gruppo criminale. Le 41 autovetture rubate sarebbero state utilizzate anche per mettere a segno spaccate in negozi o raggiungere obiettivi che venivano precedentemente studiati durante i sopralluoghi. Le auto – ha spiegato stamani il Vicequestore Marco Chiacchiera in conferenza stampa – dopo i furti venivano parcheggiate in zone periferiche di Perugia e Roma, per essere nuovamente utilizzate all'occorrenza. Nel corso dell'inchiesta – è stato spiegato – è emerso il collegamento tra albanesi e romeni, che «lavoravano in sinergia». Nel registro degli indagati che risiedono in provincia di Perugia compaiono anche i nomi di due italiani, originari di Roma e Reggio Calabria, contro i quali però non è stata emessa dal Gip Alberto Avenoso l'ordinanza di custodia cautelare.
Proventi reinvestiti in droga Il valore della refurtiva, ossia attrezzatura per il giardinaggio, tabacchi, generi alimentari e litri di gasolio (le auto sono state escluse dal conteggio), supera i 250 mila euro. I proventi dell'attività illecita, secondo quanto riferito, sono stati reinvestiti in droga da spacciare nella Capitale; un etto di cocaina, destinata alla piazza perugina, è stato sequestrato ad un albanese. Il reato di associazione per delinquere viene contestato dai Pm Antonella Duchini (Dda) e Claudio Cicchella a 12 indagati dei 19 complessivi. Sono state 14 le richieste cautelari inoltrate al Gip che ne ha concesse 11. Durante la conferenza stampa è stata comunicata la cattura, a Roma, del nono indagato. L'indagine della squadra mobile si è avvalsa della collaborazione della squadra volante e del Reparto prevenzione crimine.