SIENA – Lo sfruttamento del lavoro immigrato in agricoltura è divenuto un fenomeno strutturale da cui ancora troppe imprese traggono profitti e vantaggi indebiti grazie a forme di concorrenza sleale.
Da alcuni anni si è diffuso anche in Toscana attraverso una molteplicità di forme meno visibili, spesso micro-territoriali e talvolta istituzionalizzate che compromettono la dignità dei lavoratori e mettono in discussione la credibilità di una parte del settore agricolo.
Il complesso tema sarà oggetto di approfondimento il 5 novembre dalle ore 9.30 all’Università di Siena, nel corso dell’incontro di presentazione del libro curato dal professor Fabio Berti “Sfruttati. Immigrazione, agricoltura e nuove forme di caporalato in Toscana” (Egea, 2024), realizzato in collaborazione con Chiara Davoli, Riccardo Franchini, Caterina F. Guidi e Andrea Valzania.
L’evento, che si terrà nell’Aula magna della sede universitaria Mattioli (via P.A. Mattioli 10) a Siena, sarà aperto dai saluti del Cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e del prefetto di Siena Matilde Pirrera.
Il volume curato dal professor Fabio Berti, ordinario di Sociologia al dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive all’Università di Siena, analizza i risultati di un’importante ricerca realizzata in Toscana all’interno di un progetto Fami (Fondo asilo, migrazione e integrazione) con l’obiettivo di far emergere le specificità dello sfruttamento del lavoro immigrato e offrire indicazioni per rafforzare le politiche e le strategie di contrasto.