45 assunzioni a tempo indeterminato a Sei Toscana, il gestore unico dei rifiuti per le province di Siena, Arezzo e Grosseto. Ma il rovescio della medaglia è lo stop al rinnovo dei contratti interinali da oggi, a causa del nuovo contesto normativo legato al Decreto dignità di prossima approvazione.
L’annuncio delle assunzioni ai sindacati Ad annunciare le assunzioni dall’1 ottobre è stata la stessa azienda nel corso dell’incontro di questa mattina a Siena con i sindacati: si tratta di lavoratori interinali, addetti alla raccolta e allo spazzamento, selezionati da un elenco condiviso con i sindacati tra quelli che hanno avuto contratti con la società negli ultimi anni e che provengono dalle diverse zone della Toscana del Sud.
Ballerini (Fit Cisl): «Oltre 400 lavoratori interinali a rischio» Ma se l’annuncio di assunzioni può sembrare una notizia positiva, ci pensano i sindacati a chiarire. «La situazione è difficile perché, ad oggi, rimangono fuori oltre 400 lavoratori che non possono essere stabilizzati – ha spiegato il segretario della Fit Cisl di Siena Pierluigi Ballerini (anche se secondo l’azienda sono 250) -. Per adesso rimarranno a lavoro attraverso le chiamate delle agenzie interinali ma un domani, dopo il consiglio di amministrazione del 31 agosto, che varerà il nuovo piano industriale e indicherà i tempi delle esternalizzazioni di alcuni servizi, rischiano di perdere contratto e lavoro». «A noi è stato detto che va tutto bene, ma così non è – spiega il sindacalista – Sei Toscana ci ha detto che, dopo la stabilizzazione dei primi 45 lavoratori a tempo indeterminato, ha intenzione di fare delle esternalizzazioni rispetto ad alcuni servizi. Ma le esternalizzazioni fatte in questa maniera non garantiscono né un contratto né un lavoro. Chi vincerà le gare – prosegue Ballerini – potrebbe avere già personale a disposizione senza necessariamente dover ricorrere ai lavoratori di Sei Toscana. Il rischio è che queste persone che hanno lavorato per mesi attraverso delle agenzie interinali, un domani non abbiano più un futuro lavorativo né contrattuale». «Sostenere che la colpa sia del decreto dignità perché non riuscirebbe a garantire un futuro a questi lavoratori – conclude Ballerini – a noi appare una strumentalizzazione».