«A me sembrano tutti “bischeri”». Lo dice Stefano Scaramelli, attraverso un’intervista a Stefano Bisi sul Corriere di Siena (nel titolo i bischeri diventano anche grulli), a tutti coloro che in questi primi giorni del 2016 si stanno affannando a prender posizione sulla scelta della sede legale dell’Asl ad Arezzo anziché a Siena, operata dalla Regione. Semanticamente, al posto di “bischeri e grulli”, sarebbe stato meglio utilizzare terminologie più senesi come “sciaborditi” o “strulli”, ma restiamo al tema e alla zumba che ne è scaturita.
Scelta anomala quella della sede ad Arezzo, perché nelle altre due Asl sono state scelte le città che hanno l’Università e la Facoltà di Medicina (Firenze e Pisa), solo nella Toscana del Sud il Governatore Rossi ha confermato quanto aveva anticipato da mesi, optando per Arezzo. Ma nell’intervista Scaramelli sostiene che si tratta solo della sede legale, che le Asl avranno anche una sede operativa da decidere entro sei mesi. Come dire, quella è la partita vera per Siena. Va beh, tra sei mesi si vedrà.
Certo è che nel gruppone dei “bischeri”, oltre alle opposizioni scatenate, Scaramelli ci prende anche il coordinatore comunale del suo partito, il Pd, Alessandro Masi – che ha parlato di “battaglia” – lo stesso sindaco Bruno Valentini, forze della maggioranza che sorreggono la giunta comunale come Siena Attiva ex Cambia. La quale, ovviamente, se la prende sostanzialmente con Scaramelli stesso, in quanto presidente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale: «L’unico elemento chiaro riguarda un progressivo calo di attenzione regionale verso il settore sanitario dell’area senese – scrive l’associazione vicina al vicesindaco Fulvio Mancuso -. I vari campanelli d’allarme che abbiamo fatto suonare a poco sono valsi, se non ad accaparrarci l’etichetta di “moralizzatori”. Campanelli raccolti invece dal Sindaco Valentini con una interessante presa di posizione, nel silenzio delle altre istituzioni».
Scaramelli, proprio a fine intervista lancia invece il suo attacco direttamente alla vicepresidente della giunta regionale, Monica Barni: «Forse – dice Scaramelli – avessimo avuto in giunta maggiore forza, sarebbe stato meglio. Ma la nostra forza sta in consiglio regionale, e li l’abbiamo».
Insomma anche in questa vicenda della sede della Asl, che comunque dimostra ancora una volta la marginalità di Siena nello scacchiere regionale, si leggono i posizionamenti interni al Pd e dintorni. Le loro battagliette di posizionamento. Chiaro che ci sia un fronte che va da Valentini e Mancuso, fino a Monica Barni, Dallai e giù per li rami, fino allo stesso Riccaboni. E che questo fronte sia opposto a Scaramelli è altrettanto chiaro. Quando ci saranno da fare le scelte davvero, ci sarà da divertirsi. Anche perché le alleanze potrebbero comporsi e ricomporsi a seconda delle esigenze di lobby che premono e condizionano.
Quindi, Valentini non deve cadere, ha puntualizzato il coordinatore cittadino del Pd, Alessandro Masi, ma se arriva il terzo avviso di garanzia su Uopini – come ha argomentato Orlando Pacchiani su La Nazione – la debolezza del Sindaco continuerà ad essere la presunta forza di un Pd che vuole evitare il secondo commissariamento in tre anni?
Giova, in questo senso, rileggere la risposta del parlamentare Pd Luigi Dallai, alla precisa domanda del Capo de La Nazione Francesco Meucci, che gli chiede: «II 2015 è stato anche l’anno dei due avvisi di garanzia al sindaco Valentini, e del Pd che continua a dire che si può andare avanti…». Ebbene lo scantonamento dal tema sottoposto è evidente. Risponde Dallai: «Io penso, e l’ho detto altre volte, che si fa buona politica in primo luogo ascoltando. In questa città anche il Pd aveva sviluppato il metodo dei forum tematici che poi è stata ripreso anche se variato in forme diverse. Serve un maggiore coinvolgimento della città perchè ci sono competenze diffuse che possono essere coinvolte e molti hanno ancora voglia di dare il loro contributo. Il Pd, come ogni partito, è utile quanto privilegia l’analisi piuttosto delle conflittualità interne che interessano a poche persone e non sono utili a risolvere i problemi. Il mio impegno è cercare che le diverse visioni che esistono possano confrontarsi in maniera civile e produttiva». Che c’entra con la domanda? Da notare anche l’assenza di un sia pur minimo cenno di solidarietà umana, prima che politica, verso Valentini. Ma così va il Pd a Siena, fucina di una classe dirigente scelta tra i fedeli, che sta alla base della deriva della città. Che d’altro canto, oltre ai veleni eterni nel Pd, sconta anche le anche le divisioni di un’opposizione che non riesce neppure a firmare compatta una mozione di sfiducia. Perché presentata dai Cinque Stelle, che fanno paura a tutte le forze di opposizione in gara per il ballottaggio.
Insomma, tra bischeri e grulli, a Siena è tutto un ribollir di sgambetti e di giochetti, che della politica hanno ormai poco o nulla. Basterebbe una risata di una città meno supina e distratta, a ridicolizzare queste tresche di retroguardia. Anche per non passare tutti davvero da sciaborditi o da strulli.