Aldous Huxley, lo scrittore inglese che nei suoi slanci visionari riusciva a manifestare una splendida concretezza, sulla gentilezza non aveva dubbi, semmai qualche imbarazzo. La gente gli domandava quale potesse essere la tecnica più efficace per trasformare la propria vita e lui, dopo anni di ricerche e sperimentazioni, poteva solo rispondere: just be a little kinder, prova a essere un po’ più gentile.
Grande dono, grande opportunità, la gentilezza. Su di essa mi è capitato in questi giorni di leggere un libro dello scrittore e psicoterapeuta Piero Ferrucci, con un titolo che scopre già le carte: “La forza della gentilezza” (Mondadori).
Certo non la gentilezza formale, da regole della buona società, la gentilezza di superficie, convenzionale e interessata. Ma la gentilezza che affonda dentro, questa sì che può essere potente. Soprattutto in questi tempi, di riscaldamento globale del clima, ma di raffreddamento altrettanto globale delle relazioni.
Afferma perentorio Piero Ferrucci: «La gentilezza è una presa di posizione».
E una forza, davvero una forza, sa impiegare per cambiare se stessi e il mondo: obiettivi per cui questo libro non manca di buoni spunti.