Un confronto serrato. Un minuto e mezzo per rispondere, domande su più temi. Argomenti che non riguardano solamente quello che o che deve essere l’ateneo del domani ma anche i rapporti con una città e il suo territorio di riferimento. Questo è stato il confronto tra i tre candidati rettore dell’Università degli Studi di Siena – Francesco Frati, Felice Petraglia e Alessandro Rossi -, chiamati al faccia a faccia pubblico nella sala San Pio del Santa Maria della Scala da agenziaimpress e La Nazione.
L’incontro si è aperto con l’intervento di Simonetta Losi, “Università al bivio. Il nuovo rettore è chiamato a riallacciare i rapporti con la città”. «E’ partendo dalle iniziative virtuose del passato, Santa Chiara Lab e Millennials per esempio, che Siena e il suo ateneo possono mantenere un rapporto stabile all’insegna dell’eccellenza», ha detto nella sua prima risposta Francesco Frati. I candidati si sono infatti succeduti in maniera alternata seguendo in primis l’ordine alfabetico. «Quello dell’Università con Siena è un connibio indissolubile – ha detto Felice Petraglia -. La città, proprio perché aveva questa istituzione importante, ha attratto grandi eccellenze. Per secoli è stato così, la cosa deve andare avanti con maggiore programmazione». «Oggi l’ateneo è di fronte ad una sfida, quella di essere attrattivo e di eccellenza. Come si fa tutto questo? Creando eccellenze e integrazioni con il sistema culturale della città», ha esordito invece Alessandro Rossi.
Cosa chiedono i candidati rettore alle istituzioni?
Felice Petraglia: «Serve un connubio efficace per facilitare ai laureati di fare esperienza sin da subito usciti dall’ateneo».
Alessandro Rossi: «Occorre fare sistema. Università e istituzioni amministrative o culturali. Sembra un titolo ma ogni iniziativa non può non essere condivisa con il territorio».
Francesco Frati: «Chiediamo di collaborare, specialmente per attrarre e accogliere gli studenti. Il nostro ateneo si fonda sull’attrattività. Dobbiamo continuare a essere accoglienti. Mi riferisco a quanto si può fare con il Comune, gli altri enti e associazioni. In primis per la viabilità e le vie di comunicazione: Siena è isolata, occorre lavorare per favorire gli arrivi in città».
Come si colloca l’ateneo con l’area e il territorio di riferimento?
Alessandro Rossi: «L’Università è in grado di trasferire ricchezze e sviluppo per il territorio. Questa deve essere una linea guida imprescindibile».
Francesco Frati: «L’ateneo è un volano per il territorio. La città non può esimersi da chiedere il suo contributo per la crescita del suo territorio».
Felice Petraglia: «Dobbiamo farci conoscere meglio, dobbiamo veicolare meglio la nostra immagine. Perché gli studenti dell’area di riferimento se ne vanno? L’offerta formativa è importante, l’eccellenza è il traino principale per attrarre su Siena i nostri ragazzi».
Il caso Siena Biotech. Dove gli errori?
Francesco Frati: «E’ stato commesso un errore. La struttura non è stata in grado di camminare con le proprie gambe. Il rapporto con UniSi è stato fruttuoso fin quando gli studenti hanno trovato lì uno sbocco professionale. Oggi, dopo la liquidazione, con Toscana life science sta rinascendo qualcosa di interessante. Specie per spin off e start up».
Felice Petraglia: «Il modello è fallito. Oggi, seguendo modelli europei e Usa dobbiamo lavorare per appoggiare professori che hanno idee e progetti per spin off e che possono far nascere piccole aziende e realtà in grado di generare ricchezze. L’idea di creare aziende dall’ateneo va potenziato».
Alessandro Rossi: «Quando si fa un progetto bisogna considerare sostenibilità. Siena Biotech non l’ha fatto. UniSi si è sovradimensionata basandosi su risorse che poi non ha avuto».
Il grande patrimonio immobiliare dell’ateneo. Come si colloca?
Felice Petraglia: «Nel bilancio, gli immobili rappresentano una voce molto importante. Sono strutture belle che potrebbero essere utilizzate per nuove progettualità e creare occasioni di ospitalità, accoglienza e dibattito. Insomma, sono funzionali per creare eccellenza».
Alessandro Rossi: «E’ una ricchezza che non può essere alienata ma la sua funzione deve essere ripensata. Se Siena e il suo ateneo sono in grado di istituire un talent garden in cui studenti e professori possono creare momenti di eccellenza, creano i presupposti per aumentare l’attrattività dello stesso ateneo. L’università non è solo esame, lezioni, tirocini. La formazione si fa all’interno di un’integrazione all’interno della vita culturale della città».
Francesco Frati: «Negli anni, quelli della crisi, l’importante patrimonio immobiliare non è stato dismesso. Fortunatamente. Oggi dobbiamo rendere questi spazi trasversali. dobbiamo rinvestire sul nostro patrimonio per creare nuovi momenti di sviluppo. Spazi da riservare anche agli studenti per farli sentire partecipi di una comunità accademica viva».
Capitolo bilancio: quale lo stato di salute dell’ateneo?
Alessandro Rossi: «I mutui si estingueranno nel 2035. Ciò significa che Unisi ha bisogno di 7-10 milioni di euro all’anno»
Francesco Frati: «Il bilancio è chiaro e trasparente. In attivo negli ultimi 3 anni, è risanato. Ci sono 60 milioni di mutui che si estingueranno nel 2016, esattamente sostenibili all’interno del bilancio. Rischi? Quelli di tutti: i tagli che hanno tolto al sistema universitario nazionale il 15% delle risorse. Si parla di un bilancio che ci permetterà i nostri progetti e quelli che vorremmo mettere in campo».
Felice Petraglia: «Nell’analisi ci sono situazioni che ancora non consentono di essere ottimisti. L’esempio è quello del paziente dopo l’operazione: non è più in pericolo di vita ma ancora non può essere del tutto sano. Oggi dobbiamo puntare la ricerca su nuovi finanziamenti».
I dati delle immatricolazioni sono in calo…
Francesco Frati: «Il calo ha colpito tutti. Anche Siena. rispetto all’anno scorso siamo risaliti di un 1%, non tanto ma siamo risaliti. Cosa possiamo fare? dobbiamo continuare ad essere attrattivi. con le nostre iniziative e i progetti didattici e in collaborazione con la città».
Felice Petraglia: «Non possiamo basarci solo sul motivo demografico. Perché se guardiamo i trend delle nascite, tra 20 anni non avremo università. La vera partita si gioca sull’attrattività. Molti studenti vanno a studiare all’estero. Siamo in un’epoca di grandi trasformazioni. Dobbiamo cambiare asset e puntarli sulla qualità del lavoro e degli sbocchi professionali».
Alessandro Rossi: «In un recente colloquio con gli studenti, secondo loro, il diritto allo studio è il fattore principale di attrattività. UniSi ha un intrinseco e grande valore. Costo studi, costo vita sono immani. Il territorio è isolato. Fattore, questo, aggiuntivo che gioca contro Siena, mentre ateneo rimane sempre a vertici tra atenei medio piccoli. Occorre investimento marketing e, al tempo stesso, di vivere in una società vitale dal punto di vista culturale».
Cosa significa puntare internazionalizzazione?
Felice Petraglia: «Occorre attrarre erasmus. Il processo è ben avviato. L’ufficio relazioni internazionali lavora bene, ci sono le doblue degree e corsi in inglese. Detto questo, dobbiamo far sì che gli studenti arrivino e che i nostri studenti escano. Un aspetto da migliorare questo. Serve per intercettare finanziamenti. Internazionale è una parola guida per tutta l’attività».
Alessandro Rossi: «Tutti i professori in ateneo hanno rapporti con esterno, ma internazionalizzazione implica allinearsi a altri paesi Ue e Usa per avere quote che vengono a Siena per seguire i corsi. Il prerequisito è la lingua ma servono investimenti per attrattività e investimenti che ci sono in Francia, in Germania, in Usa. In Italia questo non c’è».
Francesco Frati: «Siamo i migliori in Italia per attrattività in relazioni alle dimensioni dell’ateneo. Abbiamo 13 corsi in lingua inglese. Siamo molto attivi ma dobbiamo migliorare ancora, specie per il double degree che permette di ottenere un titolo valido su più paesi. UniSi deve essere una porta aperta per gli studenti nel e sul mondo».
Quali sono rapporti e criticità con Azienda Ospedaliero-Universitaria?
Alessandro Rossi: «Il Policlinico è in difficoltà come altri enti in un diffuso clima di mestizia. C’è bisogno di ridefinire processi culturali per rendere efficiente e efficace percorso assistenziale. Siena soffre perché le portano via i migliori professionisti? E’ un’analisi approssimativa. Ci sono rigidità all’interno ospedale. Ospedale di Siena è policlinico univesitrario in un cui disciplina università può avere ruolo rilevante».
Francesco Frati: «Abbiamo perso numerosi docenti. Il blocco del turno-over: significa avere forza lavoro che viene immessa per solo una frazione di quelli che perdiamo per prepensionamento, E’ un depauperamento che indebolisce tutti: dobbiamo lavorare con l’azienda affinchè le risorse della Regione Toscano possano non incidere su attivita assistenziale. Come? Con progetti appetibili per finanziamenti e funzionali per la città».
Felice Petraglia: «E’ un problema romano, a livello di governo centrale. Serve una rivisitazione dei poli universitari-sanitari. Dobbiamo interagire con la Regione per intercettare finanziamenti».
Quali sono le tre cose più urgenti da chiedere al direttore generale?
Francesco Frati: «Serve una mappatura delle competenze , il personale ha dovuto affrontare sacrifici, siamo in condizione in cui fondo per trattamento accessorio è diminuito, dobbiamo rimotivare il personale di ateneo, che ha sempre remato nella direzione di uscita dalla crisi dell’ateneo, e far sì che lavorare all’università possa tornare ad essere esperienza entusiasmante».
Felice Petraglia: «Il personale tecnico e amministrativo è quello che ho ascoltato in questi mesi, ha vissuto un momento di crisi nel senso di appartenenza. La rimotivazione va fatta, vanno sistemati molti uffici, rispondere alla loro esigenza di formazione, e dobbiamo condividere fin dall’inizio il progetto ascoltando le esigenze».
Alessandro Rossi: «La riorganizzazione del personale e della struttura amministrativa dipende dall’obiettivo che è recuperare l’attrattività e ci vuole creatività e marketing».
I primi 100 giorni da rettore. Quali le priorità?
Felice Petraglia: «Discutere con i colleghi delle offerte formative, riorganizzare il sistema del placement, creare uffici per parlare di ricerca e finanziamenti in europa e nel mondo e partire con collaborazione con città e istituzioni».
Alessandro Rossi: «Se l’obiettivo è quello di aumentare l’attrattività dobbiamo fare scelte e costruire l’assetto amministrativo con uffici che siano in grado di presidiare punti strategici per garantire a città di diventare veramente universitaria e che faccia sistema con l’università».
Francesco Frati: «Potenziare il sistema di sostegno alle attività di ricerca incrementando piano di sostegno alla ricerca e costituire gruppo di persone che si formano continuamente e aiutano i ricercatori a redigere i progetti, dobbiamo incrementare nostra attività facendo vedere che siamo i primi in Italia per servizi offerti. creare cabina di regia per innovazione e dobbiamo lavorare su sistemi informativi».
Quale l’impegno con la città da rettore?
Alessandro Rossi: «Non posso rassegnarmi all’idea che l’ateneo e la città possano subire un declino e pensare che i problemi li debba risolvere qualcun altro. Da mio punto di vista inutile fare proclami».,
Francesco Frati: «Mi impegno ad ascoltare tutti e lavorare con tutti dentro e fuori l’università con tutti coloro che hanno a cuore il destino del nostro ateneo. Mi impegno a difendere prestigio del nostro ateneo e il valore dell’università pubblica in Italia».
Felice Petraglia: «E’ un onere pesante, ma l’impegno che il rettore deve avere è di lavorare con la mente e con il corpo all’interno dell’università. Con il cervello c’è da pensare al futuro. Pensare di essere a Siena ma con una proiezione mondiale».