Continua a montare la polemica sulla gestione dei rifiuti nelle province di Arezzo, Grosseto e Siena, dopo l’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari il dg di Ato Toscana Sud, Andrea Corti, e di fatto ha decapitato il sistema dei rifiuti da Sei Toscana a Sienambiente. Ieri se ne è discusso in Consiglio regionale, con un duro intervento dei consiglieri di Si Toscana a sinistra, Tommaso Fattori e Paolo Sarti, che hanno presentato una mozione (SCARICA mozione-fattori-su-rifiuti) mentre a Siena il consigliere di minoranza Ernesto Campanini ha annuciato una nuova interrogazione consiliare, dopo quella già presentata nei giorni scorsi. La situazione dunque è in ebollizione se si considera anche che a Poggibonsi, dove ha sede il termovalorizzatore, uno degli impianti principali di Ato, tutte le opposizioni sono sul piede di guerra e hanno richiesto in forma congiunta un Consiglio comunale straordinario che, a norma di legge, dovrebbe essere convocato nei prossimi giorni.
Intervento di Campanini «Quanto paga il Comune di Siena per i sacchetti della differenziata? Quello che emerge dall’accusa della Procura di Firenze e dalle intercettazioni telefoniche pubblicate sul “caso rifiuti” mostra un quadro di commistione tra affari e politica a scapito delle tasche di tutti i cittadini». Così Ernesto Campanini, consigliere comunale di Siena per Sinistra per Siena che annuncia una interrogazione al sindaco Bruno Valentini.
«Siena quanto paga i sacchetti» «Su La Repubblica di Firenze del 18 novembre scorso, si vengono a conoscere nuovi particolari che se confermate avrebbero una valenza rilevantissima sia sul quadro economico che politico. Si legge che l’ex assessore all’ambiente del Pd di Grosseto, Giancarlo Tei, riferisce telefonicamente all’ ex direttore generale di Ato Toscana Sud, Andrea Corti, che Sei Toscana (di cui Sienambiente detiene il 24,5%) vende ai Comuni del grossetano i sacchi per la raccolta dei rifiuti a un prezzo doppio (370mila euro) rispetto a quello che la stessa ditta fornitrice di Sei ha offerto al Comune di Grosseto. Chi di dovere giudicherà la rilevanza penale di questo ulteriore scandalo, ma politicamente non si può e non si deve accettare che l’assessore all’ambiente sapesse questa cosa senza denunciarla pubblicamente. Chiederò, quindi, in Consiglio comunale all’assessore all’ambiente, Paolo Mazzini, quale cifra paghi il Comune di Siena per i sacchetti per la raccolta differenziata, visto che è sempre la stessa Sei Toscana a fornirci i sacchetti».
«Raccolta differenziata in diminuzione» Campanini poi ricorda anche che la storia dei sacchetti era stata evidenziata anche al Comune di Arezzo che si era accorto della spesa enorme per la loro distribuzione e con l’arrivo della nuova Amministrazione si era riappropriato del servizio, risparmiando 200mila euro. «A Siena, invece, – continua – c’è silenzio su tutti i fronti, lo scenario più cupo che si possa immaginare è che anche il nostro Comune abbia pagato centinaia di migliaia di euro in più. A quel punto di chi sarà la responsabilità politica di tutto questo? Come verranno risarciti i cittadini? Il Sindaco Valentini, intanto, continua ancora a vantarsi dell’equilibrio della nostra gestione dei rifiuti, lodandosi del 39esimo posto tra le tariffe sui rifiuti, ma non vuole assolutamente vedere che Siena negli ultimi anni sta diminuendo la raccolta differenziata e ha il tristissimo primato negativo di diminuzione di differenziata di tutta la Toscana, un risultato pessimo non solo per l’ambiente ma anche perché più si differenzia e meno si paga in bolletta. Il “galleggiare” del nostro Sindaco che si dichiara contrario all’ipotesi dell’Ato unica regionale proposta da Enrico Rossi potrebbe non essergli sufficiente a non isolarlo in un sud della Toscana inferocita contro questo ennesimo disastro».
«Regione ripensi la politica dei rifiuti» Intanto la vicenda dell’inchiesta su Ato Toscana sud è approdata ieri in Consiglio regionale. Con una mozione del gruppo SI Toscana a Sinistra, a firma di Tommaso Fattori e Paolo Sarti. «La questione Ato Toscana sud conferma come il gestore privato faccia il suo interesse, non quello della collettività. La Giunta (regionale, ndr) deve ripensare la sua politica complessiva sui rifiuti, per il bene dei cittadini, tornando a una gestione pubblica e aiutando allo stesso tempo lo sviluppo di una media imprenditoria competente legata alla filiera del recupero e del riciclo delle materie prime seconde. È questa la soluzione. Nel frattempo chiediamo che la Commissione ambiente del Consiglio regionale sia coinvolta nella Commissione d’indagine che sarà costituita, perché questa non sia solo espressione del governo regionale e consideri anche il punto di vista delle opposizioni».
«Spezzare catena di interessi pubblici e privati» «La realtà è che la Toscana presenta risultati pessimi nella politica di gestione dei rifiuti. Siamo la seconda regione in Italia per produzione di rifiuti, la seconda maglia nera del centro-nord nei risultati della differenziata e abbiamo le tariffe più alte, secondi solo al Lazio. Ci sarà forse qualcosa che non va? È stata bocciata oggi in Aula la nostra proposta di risoluzione che chiedeva alla Giunta di cambiare rotta impegnandosi su una serie di punti cruciali. È necessario spezzare quella catena d’interessi pubblici e privati legati all’incenerimento dei rifiuti. Abbiamo convenzioni bloccate che impongono ai Comuni di conferire per decenni le stesse quantità d’indifferenziato da bruciare, Comuni sede d’inceneritori che incassando le indennità non spingono certo per aumentare la percentuale di differenziata e politiche di riciclo. Tutto questo mentre l’Ispra ci dimostra, nero su bianco, che all’aumentare della raccolta differenziata il costo procapite per i cittadini diminuisce, al contrario di quanto ci raccontano esponenti del Pd».
«No all’Ato unica» «Il Presidente Rossi insiste anche sul progetto di Ato unico per tutta la Regione, ma in questo lo smentiscono l’esperienza e i dati (e anche le segreterie provinciali del Pd, ndr) . Il servizio e lo spazzamento devono essere dimensionati a un territorio ridotto e adattato alle sue specificità, aumentando così l’efficacia e la trasparenza dell’amministrazione. Lo dice anche il Garante sulla concorrenza e il mercato, che testualmente afferma come, rispetto alla dimensione ottimale del bacino di affidamento del servizio, affinché si garantisca una gestione efficiente: “Gli studi a disposizione suggeriscono, in effetti, che la soglia massima nella gestione del servizio si aggira attorno alle 80-90.000 tonnellate di rifiuti mentre, in termini di popolazione servita, essa varierebbe in un range molto ampio, compreso tra i 30.000 e 100.000 abitanti”. Ma Rossi non vuole sentire ragione, nemmeno quando sono le stesse segreterie Pd dei territori che lo chiedono. Ci vogliono ambiti più piccoli, nei quali tutti gli enti locali possano avere voce, non solamente quelli sede degli inceneritori, come succede ora». (SCARICA mozione-fattori-su-rifiuti)