«Ci vuole più socialismo e meno tipi alla Farinetti. Non dobbiamo confondere la gente. Se l’operaio che vuole votarci trova il padrone della ferriera a fare gli onori di casa per prima cosa s’imbarazza e per seconda cambia idea e vota qualcun altro». Lo afferma il governatore della Toscana, Enrico Rossi, in un’intervista al Fatto Quotidiano in cui punta il dito contro «la velocità senza costrutto, senza pensiero» di Matteo Renzi, «troppo pokerista, troppo tentato dall’amore per il rischio, troppo pieno di convinzioni personali».
L’accusa di Rossi «Chi rappresenta i poveri? Chi lotta contro la diseguaglianza? Chi regolamenta i mercati? Chi si impegna perché anche l’ultimo goda dell’opportunità della conoscenza, abbia l’accesso al sapere? Noi non più», dichiara Rossi. «Io non ho paura di contarmi. La cosa più impellente da fare è un congresso in cui le mie idee possano contrapporsi legittimamente a quelle del segretario in carica e alle altre possibili di chi si candiderà. Dobbiamo discutere, trovare la passione, mettere pane nel nostro sacchetto del pic-nic».
La replica Parole, quelle di Rossi che sembrano lasciato il segno in casa ‘dem’ incidendo soprattutto nei già fragili equilibri del Pd toscano. Prova ne è la contraerea sganciata da uno dei pesi massimi del Partito democratico regionale, anche alla luce dell’altra intervista rilasciata sempre dal governatore, sabato scorso, alla Stampa. Federico Gelli, deputato pisano responsabile nazionale sanità Pd e presidente della commissione di inchiesta sui migranti inizia la settimana attaccando a testa bassa il presidente della Regione: «Enrico Rossi preferisce ritornare al punto di partenza, ristabilire l’ordine attraverso gli accordi fra capi corrente davanti ai caminetti, appoggiandosi a quelle stesse persone che non aspettavano altro che la caduta di Renzi per ritornare alla loro ‘routine’: lavorare per mantenere l’immobilismo totale del Paese». E qui Gelli la mette proprio sul versante regionale, assestando un duro affondo: «Lo stesso immobilismo che sta soffocando la Toscana. Si perché, è bene dirlo ora, da due anni la Regione è la vera vittima del disegno politico del governatore, immerso com’è in una campagna elettorale per la segreteria, già persa ma che porta avanti imperturbabile». Per l’esponente della maggioranza «Matteo Renzi può aver commesso errori in oltre mille giorni di governo, ma riportare in auge un sistema fallimentare come quello del passato non è certo la soluzione. Ed Enrico Rossi non rappresenta certo il nuovo».