Terzo giorno consecutivo di sciopero dei ragazzi e delle famiglie al Giglio per difendere la loro scuola. Anche stamani si sono rifiutati di entrare in classe e i bambini delle primarie, di primo e secondo grado, si sono mossi in corteo fino al punto di attracco dei traghetti bloccando l’uscita dei mezzi del primo traghetto sbarcato sull’Isola delle 08.30. Da lì poi nuovo corteo fino alla scuola con fischietti e striscioni. E la protesta in attesa di risposte certe dal Ministero andrà ancora avanti per i prossimi giorni, assicurano le famiglie.
Domani la protesta a Porto Santo Stefano Nella giornata di giovedì la protesta si sposta anche in terraferma, con una delegazione di genitori e ragazzi gigliesi che andrà a Porto Santo Stefano in occasione della giornata “Sport amico”. Spiegheranno le ragioni del loro sciopero anche a familiari e insegnanti presenti per l’occasione, mentre i ragazzi anche domani non entreranno a scuola.
Il sindaco scrive al ministro Giannini Intanto il sindaco Sergio Ortelli ha scritto al Ministro della Istruzione, università e ricerca Stefania Giannini per sollecitare una risposta da parte del ministero. «La problematica della scuola nella nostra come in altre isole, – si legge nella lettera – è fortemente connesso al tema della continuità, nella fattispecie “didattica”, in quei territori che rappresentano zone geograficamente disagiate a cui deve essere posta una speciale attenzione. Da tempo si parla di tagli alla scuola, che indeboliscono profondamente il sistema delle Isole molto più fragile dei territori continentali, senza arrivare a soluzioni o deroghe di nessun genere. All’Isola del Giglio da giorni è in atto uno sciopero di famiglie e ragazzi che frequentano la locale scuola primaria di secondo grado. Senz’altro contestano la decisione che venga costituita una pluriclasse per tutti e tre gli anni scolastici delle medie, perché a rimetterci sarà, senz’altro, la qualità dell’insegnamento. Mi permetto di ricordare – conclude la lettera – che la Scuola nelle Isole Minori non può essere interpretata come numeri (popolazione scolastica) ma in base alla qualità dell’insegnamento perché questi territori non possono avere i numeri delle città né è possibile mettere tutti sullo stesso piano. Il principio all’obbligatorietà scolastica verrebbe così disatteso».