Dalla torre pendente alla terra dei ghiacci per cercare tracce preistoriche risalenti a quasi 200milioni di anni fa. Parte la seconda spedizione in Antartide per scoprire i segreti della sua storia e ricostruirne le varie ere geologiche da parte di tre geologi italiani che si sono aggregati ai colleghi partiti un mese fa nell'ambito della ventottesima missione del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide: si tratta di Chiara Montomoli e Natale Perchiazzi dell'Università di Pisa e di Rodolfo Carosi dell'Università di Torino.
Gli studi I ricercatori si dedicheranno allo studio del continente antartico così come appare oggi: una vasta area emersa (più grande dell'Europa) ricoperta quasi totalmente da ghiaccio, ma sotto al quale, contrariamente a quanto avviene nell'Artide, esistono rocce che in numerosi punti emergono dal ghiaccio stesso, sono cioè, spiega una nota dell'ateneo pisano, «in affioramento, soprattutto lungo le zone periferiche del continente e in corrispondenza delle fasce montuose». La zona in cui si concentra la ricerca dei geologi italiani è la porzione settentrionale della Terra Vittoria, un’estesa regione che si affaccia sulla costa occidentale del Mare di Ross, a sud della Nuova Zelanda. «I ricercatori pisani – prosegue la nota – studieranno le rocce testimoni di una fase cruciale della storia dell'Antartide, quella che risale al Giurassico, 180-170 milioni di anni fa, con l'obiettivo di acquisire una vasta serie di nuovi dati stratigrafici, sedimentologici, paleontologici, strutturali, petrografici e geocronologici, che consentiranno una migliore caratterizzazione delle successioni vulcano-sedimentarie Triassico-Giurassiche che affiorano lungo la catena Transantartica nella Terra Vittoria. Particolarmente interessanti possono essere le conclusioni relative ai cambiamenti climatici a scala globale verificatisi a seguito dell'attività magmatica avvenuta nel Giurassico inferiore».