Le scelte di Trenitalia e la divisione Cargo del gruppo Fs «hanno determinato una sostanziale fuga del segmento merci dalla Toscana». Lo sottolinea Stefano Boni, segretario generale Fit-Cisl Toscana, che punta il dito contro la «politica di abbandono e chiusura di molti scali merci», come Grosseto, Chiusi, Empoli, Arezzo, San Giovanni, Lucca e le postazioni logistiche di Pisa San Rossore e Massa Zona Industriale, «che ha messo fuori dal ciclo produttivo centinaia di posti di lavoro». Cosi’ il trasporto merci su gomma «e’ aumentato, con i relativi contraccolpi su traffico e ambiente; con i lavoratori interessati a migrare verso altre societa’ del gruppo Fs».
Dal 2012 ad oggi tagliati 390 posti di lavoro Il sindacato ha sollevato piu’ volte il tema, concentrandosi in particolar modo sulla riduzione della forza lavoro: «Dai circa 660 ferrovieri del 2012, siamo passati ai 270 di oggi: un taglio di circa 390 posti di lavoro, -59% in appena quattro anni». Ora, i vertici di Fs, «non paghi dei risultati ottenuti, hanno pensato di togliere la divisione cargo da Trenitalia e trasformarla in una nuova societa’ dedicata al solo trasporto delle merci, trasferendo a partire dal 1 gennaio 2017 uomini e mezzi, creando cosi’ la societa’ Merci Italia», attacca ancora la Fit-Cisl. Nel progetto nazionale per la Toscana viene confermata l’officina riparazioni locomotori diesel e carri di Livorno, che occupa complessivamente circa 30 ferrovieri, «ma e’ sull’organizzazione del lavoro degli scali e dei servizi che si registra la fuga. La ‘trazione’ di Grosseto infatti, con circa 30 macchinisti, passa sotto Roma; quella di Chiusi con 40 macchinisti passa sotto Marcianise; quelle di Livorno e Pisa, 70 macchinisti, passa a Genova». Per il momento, spiega Boni, sembrano confermati in Toscana direzione e organizzazione del lavoro (uffici, gestione del personale, organizzazione del lavoro, supporto ai servizi merci: circa 100 persone), «ma una parte degli addetti, da individuare, dovra’ essere ricollocata in altre societa’ del gruppo, anche in localita’ diverse, oppure collocata nel fondo esuberi».
La Cisl chiede «un’inversione di rotta» Per il sindacato, quindi, neppure i recenti investimenti della Regione su scali e raccordi ferroviari, per rendere efficiente il porto di Livorno e gli interporti di Guasticce e Gonfienti a Prato, «hanno fatto cambiare opinione alle Fs». Per questo, guardando alla novella Merci Italia, «si intravede una situazione assai precaria, perche’ con l’organizzazione del lavoro fuori dal nostro territorio si ipotizzano nuove dismissioni e perdita di posti, senza prevedere alcun piano che punti a portare piu’ merci sul treno e sfruttare le nuove infrastrutture ferroviarie che mettono il porto di Livorno in rete con le maggiori direttrici del Nord Europa». La Cisl continua a chiedere «con forza» un’inversione di rotta, «ma nonostante lo sciopero unitario dell’11 maggio scorso e quello gia’ proclamato per il prossimo 11 ottobre, Fs Trenitalia-Cargo non hanno cambiato posizione». Da qui il richiamo rivolto dal segretario regionale della Fit alle istituzioni locali: «Ora debbono intervenire, perche’ non possiamo lasciar decidere le Fs da sole su cosa fare del nostro territorio, altrimenti gli investimenti in infrastrutture viarie e ferroviarie non serviranno a niente».