unicoop_tirrenoDodici negozi saranno chiusi, otto saranno venduti, mentre nel personale ci saranno dai seicento ai settecento esuberi, tra indeterminati e part time. È questo il cammino tracciato dal piano industriale di Unicoop Tirreno, che mira a tornare a far utili entro il 2019. Un’operazione già annunciata – almeno in parte – alla fine del 2016, quando la Coop con sede a Vignale Riotorto (in provincia di Livorno) ha ottenuto un finanziamento da 170 milioni di euro da altre sette sorelle del mondo Coop (Coop Alleanza 3.0, Unicoop Firenze, Novacoop, Coop Lombardia, Coop Liguria, Coop Centro Italia, Coop Reno e Coop Amiatina), stanziati proprio per permettere il ritorno ad un bilancio in positivo, dopo che negli ultimi sei anni Unicoop Tirreno ha perso circa cento milioni di euro. «L’attuazione del piano industriale richiederà un impegno straordinario di tutta la struttura – dicono da Unicoop – anche per le difficoltà economiche complessive che condizionano la vita di qualsiasi impresa, e sacrifici». E per raggiungere questo obiettivo nel prossimo triennio, il management ha deciso di procedere con tagli ed esuberi. «Io e i miei principali collaboratori, insieme con il presidente Marco Lami, siamo determinati ad applicare le linee di piano – afferma il direttore generale Piero Canova – con coerenza e severità. Ascolteremo tutti, dalle organizzazioni sindacali ai rappresentanti delle comunità, siamo aperti al confronto, ma abbiamo un compito non rinviabile né negoziabile: quello di riportare a reddito una Cooperativa da troppi anni in sofferenza».

Sei negozi chiudono in Toscana In Toscana dovrebbero essere sei, a quanto emerso fino ad oggi, i negozi destinati alla chiusura: Livorno, San Vincenzo, due a Grosseto città e altri due nella provincia: a Gavorrano e a Porto Santo Stefano. Altri quattro, tra la Garfagnana e Massa, i negozi che invece saranno ceduti ad altre catene in franchising. Gli altri negozi coinvolti riguarderebbero quelli nel Lazio (tra Roma e Viterbo) e la Campania (tra Napoli e Caserta). Una ristrutturazione che ovviamente riguarderà anche il personale: si parla di 481 esuberi di contratti indeterminati (di cui 160 nella sede di Vignale) a cui si aggiungono circa 200 part time. Numeri importanti, che portano i sindacati ad annunciare scioperi e mobilitazioni. Nel piano infatti si prevede un recupero di 8,7 milioni di euro in 3 anni sul costo del personale di sede. «Fin dai prossimi giorni – conferma la segretaria regionale di Filcams Cgil, Cinzia Bernardini – ci saranno le assemblee dei lavoratori, ai quali i sindacati chiederanno un mandato per mettere in campo tutte le iniziative possibili perché si arrivi a un vero e credibile piano di risanamento, che mantenga livelli occupazionali e diritti dei lavoratori». Fe eco la Uiltucs Uil. «Come se non bastasse – fa sapere il segretario regionale, Mario Conficconi – viene annunciato l’annullamento del contratto integrativo, che ci porta ad annunciare inevitabili azioni di lotta».