La domenica delle Palme, l’ultima prima di Pasqua, il 24 marzo 2013, sarà una data che resterà ben impressa nella memoria storica italiana. Le immagini sono l’abbraccio e quell’intensa stretta di mano con cui i due presidenti della Repubblica italiana e di quella federale tedesca, Giorgio Napolitano e Joachim Gauck, a Sant'Anna di Stazzema, hanno ricordato davanti all'ossario le 560 vittime – tutte civili e in gran parte donne, bambini e anziani – trucidate orribilmente nel borgo lucchese il 12 agosto 1944. «Una ferocia senza uno straccio di pretesto e giustificazione che si abbatté sulle vittime inermi di un piccolo borgo sperduto», ha ricordato Napolitano. Un abbraccio quello in cui si sono stretti i due presidenti che ha commosso i familiari dei superstiti e che ha provato a rimarginare una ferita recente, figlia dell'orrore del passato: la decisione del tribunale di Stoccarda, nell'ottobre scorso, di non chiedere l'imputazione degli otto ex militari delle Ss ancora in vita che si ritiene abbiano partecipato attivamente all'eccidio. Decisione che ha di fatto disconosciuto il lavoro della giustizia militare italiana, la quale aveva condannato all'ergastolo in contumacia dieci protagonisti della strage.
Il ricordo Il presidente tedesco è entrato nel vivo della questione affidando in maniera netta e definitiva alla memoria il ricordo e il giudizio sulla «colpa» di questo crimine. «L'opinione pubblica non deve tacere se tacciono i tribunali – ha detto Gauck -, perché noi possiamo dare nome alla colpa. A Sant'Anna di Stazzema la dignità degli uomini è stata calpestata e oggi noi siamo qui a celebrare il miracolo della riconciliazione. Era importante menzionare gli accadimenti, è importante chiamare sempre i crimini con il loro nome». Che nessuno dimentichi, è stato quindi il grido congiunto delle due massime cariche italiana e tedesca. «La memoria collettiva – ha aggiunto Napolitano – è anch'essa un'alta forma di giustizia anche più alta di quella che talvolta non si riesce a trovare nei tribunali. Per quanto possiamo deplorare che non si riesca ad avere giustizia nei tribunali, siamo certi che questo nostro omaggio, che questa nostra memoria è un'alta forma di giustizia per quello che la comunita di Sant’Anna ha sofferto ed è una condanna più pesante di ogni altra per coloro che portano la colpa di queste sofferenze». Questo il commosso ricordo del presidente della Repubblica che con voce rotta – in più di una circostanza – si è rivolto ai familiari delle vittime. Napolitano ha ricordato la lettera che il presidente dell'Associazione Martiri di Sant'Anna Enrico Pieri gli chiese di consegnare, un mese fa, al presidente Gauck nella quale lo invitava alla commemorazione dell'eccidio: «Ho fatto solo il postino – ha scherzato il capo dello Stato per poi aggiungere con forte commozione – e Gauck ha subito capito ed è stato tenace nel voler venire. Per noi questo è un momento di grande importanza. I fantasmi del passato consegnati alla memoria non possono dissolvere il patrimonio di unità e fraternità – ha chiosato Napolitano – che Italia e Germania hanno costruito perché questo sarebbe inaudito». Un appello rilanciato poi dal presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna Enrico Pieri (oggi ottantenne, allora bimbo di dieci anni salvato dalla furia nazista da una vicina che riuscì a nasconderlo) che, nel suo emozionato e brevissimo saluto ai due presidenti, ha detto: «C'era bisogno di memoria. Ora però c'è anche bisogno di un nostro impegno per fare un'Europa più unita e più forte ma soprattutto più umana».
Ultimo atto del Presidente Umanità che – aggiungiamo – è sempre stato l’elemento caratterizzante del percorso da Presidente della Repubblica di Giorgio Napolitano. «Sto per concludere mio mandato questo è probabilmente l'ultimo atto pubblico che compio e sono felice che sia questo». È anche questa la notizia di giornata con il capo dello Stato annuncia l’epilogo del suo lungo ed intenso percorso al Quirinale. «A 88 anni gli straordinari non sono ammessi…», ha risposto il capo dello Stato ai cronisti che gli chiedevano quali fossero gli ultimi sviluppi del suo mandato, sia sul suo futuro al Quirinale che sul fronte dell’istituzione del nuovo governo. Il tutto a conclusione di una domenica delle palme molto intensa, interamente dedicata alla memoria dei caduti del nazifascismo che – per tutto quanto successo a Sant’Anna di Stazzema – rimarrà sicuramente negli annali.