SIENA – Sculture in terracotta, in stucco o in legno, immortalate nella quotidianità dell’azione, imponenti e a misura umana, colorate con raffinati effetti cromatici: raccontano nei Magazzini della Corticella del museo Santa Maria della Scala ’Giuseppe Gavazzi. Una perfetta coincidenza’: omaggio al famoso scultore e restauratore, testimonianza, di oltre 50 anni del suo ‘amore per l’arte’.
La mostra, della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala e del Comune di Siena, a cura di Mauro Civai, Andrea Sbardellati, Enrico Toti, propone una completa rassegna di opere realizzate in oltre mezzo secolo di una lunghissima e luminosa carriera di un artista per certi atipico ma dalla fama internazionalmente consolidata.
«Giuseppe Gavazzi ha un forte legame con la città di Siena dove la sua maestria di restauratore ha dato nuovo splendore ad alcuni dei maggiori capolavori cittadini: da Le Allegorie e gli Effetti del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti alla Maestà e al Guidoriccio da Fogliano di Simone Martini, per citarne solo alcuni. L’amore per l’arte è stato accompagnato negli anni dall’attività di scultore che lo ha reso altrettanto famoso – ha ricordato Lucia Cresti, presidente Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala -. Abbiamo scelto di dedicare una mostra alle ‘coincidenze artistiche’ di Giuseppe Gavazzi : ripercorre la carriera attraverso un percorso espositivo che affascina chi ama l’arte».
«La mostra dedicata a Giuseppe Gavazzi ci porta in viaggio in un mondo parallelo: quello dell’artista oltre le sue opere. Le sezioni con le istallazioni, ben inserite nei Magazzini della Corticella, conducono alla scoperta della persona
da dietro le quinte della produzione artistica. Accompagna e accoglie, come se ci si affacciasse alla porta del suo studio d’artista, chiunque si avvicini e si approcci ai colori, alle forme, alla vivezza espressiva delle opere», commenta Chiara Valdambrini, direttrice Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala.
«L’allestimento sottolinea lo sviluppo della poetica di Gavazzi attraverso forme costanti ma continuamente e profondamente diversificate con l’uso dei materiali, dalla pietra al legno, dalla terracotta allo stucco forte fino al bronzo e l’impiego di tecniche di finitura sempre più complesse. L’incontro con questo grande interprete della scultura del nostro Novecento e oltre avviene con la riproposizione dell’ambiente a lui più familiare, l’intimità della casa e degli affetti, fonte primaria della sua ispirazione e dello studio, stipato dei suoi strumenti e dei suoi colori, il luogo dove ha saputo conferire forma alle sue idee», ha commentato Mauro Civai.
Maestro d’arte e di restauro, Gavazzi è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo non soltanto per le sue sculture, ma anche per aver ridato nuova vita ai capolavori realizzati da alcuni dei principali interpreti dell’arte medievale e rinascimentale come Duccio di Buoninsegna, Giotto, Simone Martini, Ambrogio e Pietro Lorenzetti, Paolo Uccello, Piero della Francesca, Pinturicchio e molti, molti altri ancora.
Una esperienza che suggerisce intrecci ricorrenti e incontra frequenti consonanze, fino a sublimarsi in quella che appare una ‘perfetta coincidenza’ di intenti, di pratiche, di risultati.Il più straordinario e produttivo di questi intrecci, nati magari in modo fortuito ma poi divenuti elementi fondanti del solido bagaglio formale di questo grande scultore, è quello che gli ha consentito di trasferire nell’attività artistica le tecniche acquisite grazie alla sua lunghissima carriera di restauratore di dipinti murali, in una osmosi tra questi due fondamentali aspetti della sua esperienza umana e professionale.. Alla presentazione ha partecipato Massimo Gavazzi, figlio dell’artista. Fino al 25 febbraio (www.santamariadellascala.com).