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Eseguite, per la prima volta in Toscana, a Siena al policlinico Santa Maria alle Scotte, le prime procedure di Chemioterapia Intra-Peritoneale a flusso d’Aria Pressurizzata (PIPAC). Gli interventi sono stati effettuati all’interno della UOC Chirurgia generale a indirizzo oncologico, su quattro pazienti affetti da carcinosi peritoneale avanzata.

Approccio mini invasivo «La PIPAC rappresenta uno dei trattamenti loco-regionali di più recente istituzione, e per questo motivo viene praticata in pochissimi centri in Italia – commenta Daniele Marrelli, chirurgo della UOC Chirurgia generale a indirizzo oncologico -. Si tratta di una procedura ottimamente tollerata dal paziente, in quanto eseguita con approccio mini-invasivo (in laparoscopia), e con un ridotto assorbimento del chemioterapico che viene somministrato ad alta pressione nella cavità peritoneale. Ciò consente una elevata diffusione e penetrazione nel peritoneo, con una rapida ripresa post-operatoria ed effetti collaterali limitati o nulli, tanto che il paziente può riprendere i trattamenti per via sistemica dopo pochi giorni dall’intervento. Lo scopo di queste procedure è attualmente quello di trattare l’ascite neoplastica o la carcinosi peritoneale molto avanzata. Tuttavia – aggiunge Marrelli -, stanno emergendo evidenze verso una possibile applicazione per ridurre la malattia peritoneale e portarla ad uno stadio di operabilità, o addirittura di utilizzarla come trattamento profilattico nei casi ad elevato rischio di recidiva nel peritoneo».

Lavoro in team per interventi complessi Gli interventi sul peritoneo rappresentano un’innovativa espressione dell’approccio multidisciplinare, che va dalla diagnostica patologica e molecolare, alla stadiazione clinica, alla chirurgia avanzata, ai trattamenti sistemici, ed a quelli loco-regionali. «Il nostro centro si occupa di chirurgia del peritoneo da circa 20 anni – commenta Franco Roviello, direttore della UOC Chirurgia generale a indirizzo oncologico -. Ad oggi abbiamo eseguito circa 300 procedure di chirurgia citoriduttiva, peritonectomia, e chemio-ipertermia intraperitoneale (HIPEC), per carcinosi peritoneali da tumori di stomaco, colon e ovaio. Si tratta di interventi complessi, ma che si associano a sopravvivenze a distanza molto elevate quando applicabili. Ad esempio, nelle carcinosi da tumore ovarico o del colon abbiamo osservato sopravvivenze superiori al 50% a 5 anni dall’intervento. Tuttavia, in diversi casi la malattia peritoneale è troppo diffusa per il trattamento con HIPEC, e può quindi trovare indicazione la PIPAC. Il nostro centro – aggiunge il professor Roviello -, grazie alla collaborazione con le unità operative Anatomia Patologica, Radiologia Interventistica, Gastroenterologia e Endoscopia Operativa, Anestesia e Rianimazione, Oncologia Medica, Immunoterapia Oncologica, Farmacia Ospedaliera e Farmacia Oncologica, ha acquisito un’ampia esperienza nel trattamento di queste complesse patologie, incluso il lavoro in team. Con la PIPAC, possiamo dire che sono ora disponibili tutte le opportunità terapeutiche per queste forme avanzate di tumore, che ne fanno un punto di riferimento a livello regionale e nazionale. L’applicazione di queste procedure – conclude Roviello – rientra inoltre nel progetto strategico del gruppo TARGET (Terapie Oncologiche Loco-Regionali Toscane), recentemente istituito dalla Regione Toscana, e diretto dal dottor Andrea Mambrini di Massa e dal professor Gianni Amunni dell’ISPRO».