Dalla famosa notte del 22 novembre 2015 quando il Governo emanò il decreto legge n.183 è già passato un anno. Quella notte fu emanata una legge capace di azzerare i risparmi di 130mila italiani. Una legge scritta per salvare i quattro istituti bancari di Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, CariChieti e i posti di lavoro di migliaia di dipendenti. Ad un anno dalla comparsa del Decreto Salva Banche questi istituti, pur essendo stati ripuliti dai debiti e rimessi sul mercato, non sono stati ancora comprati, non navigano in ottime acque e i dipendenti rischiano trasferimenti e licenziamenti in massa. Lo scorso novembre, insieme all’uscita del decreto Salva-Banche, scoppiò il Caso Banca Etruria che investì Arezzo e mezza Italia. Da allora sono in corso numerose vicende giudiziarie che indagano l’operato dei vertici di Banca Etruria, per far luce sulla gestione disastrosa che ha portato alla crisi della Bpe. Da un anno i risparmiatori azzerati delle quattro banche portano avanti le loro battaglie, riuniti nell’Associazione Vittime del Salva Banche, per ottenere il loro risarcimento. «22 novembre 2015 scelte irresponsabili, 22 novembre 2016 danni irreparabili». È questa in sintesi la dura presa di posizione di Letizia Giorgianni, presidente dell’Associazione Vittime del Salva Banche, nell’anniversario dell’uscita del decreto.
Rimborsi? Quasi a zero Un grido che i risparmiatori dell’Associazione Vittime del Salva-Banche hanno lanciato a Roma per l’anniversario dell’uscita del decreto. Dopo aver manifestato in corteo nel cuore di Roma sono arrivati davanti a Banca d’Italia dove hanno depositato una bara di cartone con tanto di ceri da cimitero, in una macabra rappresentazione de “La Morte del Risparmio”. «Abbiamo manifestato e ribadito le nostre ragioni davanti a Banca d’Italia – dichiara Letizia Giorgianni -. Insieme a noi c’erano i rappresentanti di diverse forze politiche: Gasparri, Brunetta, Donzelli e gli esponenti 5 stelle. Con l’aiuto della Digos, che ha chiuso un occhio, abbiamo fatto anche un fuori programma arrivando fino al Quirinale. Oggi pomeriggio avremmo dovuto incontrare Visco in Banca d’Italia, ma ha mandato il suo vice Trequattrini. Come sempre si sono detti favorevoli alla nostra posizione e insieme abbiamo parlato delle nostre preoccupazioni». «Sono due le questioni che ci premono di più – spiega Giorgianni -. Recuperare i nostri risparmi e la vendita delle banche salvate che tarda ad arrivare. Il Decreto sugli arbitrati non è mai arrivato, e il rimborso parziale (fino a un massimo dell’80% per chi ha un reddito familiare al di sotto dei 35mila euro) è partito tardissimo e riguarda una minuscola parte dei risparmiatori. Su 130mila risparmiatori possono accedervi solo 4 mila. Le pratiche sono lentissime e su quasi tredicimila subordinati solo seicento sono stati liquidati con l’80%. Tra un mese scade la possibilità di fare ricorso. Con questo sistema non verrà risarcito nemmeno il 5% di noi. Banca d’Italia ci ha promesso un altro incontro tecnico. Paleremo della possibilità di destinare i guadagni relativi alla cessione della bad bank al rimborso dei risparmiatori esclusi dagli aventi diritto al ristoro parziale. Non c’è nessuna normativa europea che lo impedisca».
Vittime del Salva Banche da Renzi. A quando l’incontro? Dopo averlo reclamato pubblicamnte nelle scorse settimane, le Vittime del Salva-Banche continuano a chiedere un confronto con il premier Matteo Renzi, sebbene fino a questo momento «l’appuntamento c’è, dobbiamo solo definire la data. Ma il premier è impegnato – spiega Giorgianni -. Non è che non vuole vederci, ma è oberato dagli impegni. Così ci ha spiegato la sua segreteria. E noi lo aspettiamo. Dopo un anno da quel folle decreto gli direi che ha solo portato distruzione e non ha salvato nessuno – conclude Letizia Giorgianni -. È tutto diverso da come avevano sperato. Le banche non sono salve, i lavoratori sono tutti a rischio e non sanno a quale destino andranno incontro. Le nuove banche saranno cedute ad un prezzo simbolico e gli azzerati sono ancora azzerati. L’unica certezza è che chi ha provocato le voragini nel bilancio di Banca Etruria, insieme a questa gestione scellerata e corrotta è ancora a piede libero. Confidiamo nella magistratura e nell’esito dei loro provvedimenti».