«Nel 2015 oltre 500 giornate di somministrazione in piazza. Quest’anno se ne prevedono almeno altrettante. Di questo passo quanto spazio resterà per la ristorazione vera?». È il quesito rilanciato oggi da Confesercenti che riecheggia tra i pubblici esercizi del territorio compreso tra il sud della provincia di Siena e quella di Perugia. È alle porte una nuova stagione prevedibilmente intensa di sagre e feste di paese, e per l’ennesimo anno la messe di iniziative avrà luogo per lo più senza programmazione né sufficiente presidio. «La programmazione non c’è e dove c’è, è fortemente rivolta a stimolare l’effettuazione di qualsiasi genere di iniziativa che preveda somministrazione di alimenti e bevande – denuncia Attilio Rapicetta, responsabile d’area per l’associazione di categoria – così le iniziative proliferano in maniera sempre più diffusa, ricorrendo a temi e prodotti alimentari dal legame col territorio spesso inesistente».
La situazione su Siena e Perugia L’impatto di questo fenomeno non è solo culturale: per i pubblici esercizi rappresentano una forma sempre più pressante di concorrenza ad armi impari, tenendo conto la diversità di adempimenti cui ristoranti e manifestazioni temporanee sono per lo più tenute. «Nell’area di riferimento, solo prendendo i comuni più importanti per estensione e popolazione: Chiusi, Torrita e Sinalunga della Provincia di Siena e Città della Pieve e Castiglione del Lago per la provincia di Perugia, i giorni di evento sono circa 500 – osserva Rapicetta – 160 di questi nel territorio di Sinalunga, 120 a Castiglion del Lago, 100 a Città della Pieve, 70 a Torrita e 50 a Chiusi. È giusto dire che non tutti gli eventi sono assimilabili, e la storicità di ciò che viene fatto in occasione del Palio di Città della Pieve o dei Ruzzi della Conca a Chiusi merita sicuramente attenzione. Resta il fatto che il fenomeno nel complesso ha raggiunto dimensioni sconsolanti per chi ha scelto di far da mangiare come imprenditore».
Il confronto con i Comuni Lo sconforto è accentuato per la sostanziale indifferenza al fenomeno da parte dei Comuni: «Sinalunga e Castiglione del Lago sono gli unici che hanno sottoscritto specifici regolamenti, peraltro decisamente migliorabili – aggiunge Rapicetta – ci chiediamo in base a quale principio gli altri hanno finora ignorato la questione. Non vogliamo tenere la parte di chi critica in modo sterile: proponiamo una modello base di Regolamento per facilitare alle Amministrazioni comunali l’approccio al problema. Senza dimenticare che i Ristoratori pagano la Tari con importi al mq. che spaziano dagli 11 ai 17 euro al mq. Non ci illudiamo di ottenere risultati prima di questa estate, ma a fine 2016 faremo il conto di chi si sarà dato da fare o meno. Altri comuni in Toscana, anche rilevanti come Arezzo, hanno recentemente dimostrato che se si vuole il problema può essere affrontato. Anche in Valdichiana ci attendiamo segnali concreti anche dal nuovo Assessore Regionale al Turismo della Toscana, che al momento del suo insediamento aveva dichiarato sensibilità per il tema».