«Un predatore notturno seriale con un istinto sadico e con perversioni sessuali», nel quale convivono «vigliaccheria e una capacità di delinquere notevole». Lo scrive il Gup di Firenze, David Monti, nella sentenza con cui, con rito abbreviato, ha condannato a 20 anni di reclusione Riccardo Viti, idraulico fiorentino, 55 anni, accusato di aver seviziato fino ad ucciderla una prostituta di 26 anni, trovata morta il 5 maggio 2014 alla periferia di Firenze, legata a una sbarra come crocifissa.
«Il gioco gli sfuggì di mano» Il giudice ripercorre la vicenda, parlando di una «scena da racconti di Stephen King con il cadavere che aveva assunto la posa di una grottesca crocifissione. Si è trattato di una morte lenta ed orrenda – dice – un’agonia di grande sofferenza». Viti ha confessato l’omicidio e pure le sevizie inflitte a diverse altre prostitute, ma ha sempre sostenuto di non aver mai avuto intenzione di uccidere e che quella notte «il gioco gli sfuggì di mano». Per il Gup, però, si tratta di omicidio volontario: «Viti se ne è andato lasciando una povera disgraziata nuda, al freddo, immobilizzata ad una sbarra di ferro e non ha fatto la benché minima cosa per salvare la vita a questa persona. L’imputato – conclude il giudice – ha dimostrato di aver sviluppato in un lungo arco temporale una capacità a delinquere notevole, da vero e proprio predatore notturno seriale, basata su perversioni sessuali che implicano l’uso di mezzi di violenza contro le persone ed a prescindere dal loro consenso».