Dopo il celeberrimo Optì Pobà siamo entrati in un giro di schiaffi. E va da se che in ogni angolo di dichiarazione si va subito a cercare il razzismo. Se non ci si trova, si ripiega sulla battuta di “cattivo gusto”.
Su Sacchi, per esempio, hanno preso una cantonata.
Ho ascoltato tutta l’intervista, e il cosiddetto razzismo, non ce l’ho trovato.
Mi dispiace.
Non c’era razzismo né nel tono, né nel contesto di un ragionamento amaro e pessimista i cui contenuti, tra l’altro, mi permetto di sottoscrivere in pieno.
«Vengo a vedere la finale del Viareggio – ha detto Sacchi- e noto che ormai le nostre squadre giovanili sono piene di giocatori di colore… Di stranieri…»
I giocatori di colore erano legati al sostantivo “stranieri”, ed io ho avuto netta l’impressione che si riferisse agli algerini, ai senegalesi, ma anche ai romeni, ai polacchi, ai brasiliani e agli argentini.
Non era una questione di pelle, insomma.
Lo capisco. Fu la stessa impressione che ebbi anche io quando (eravamo una decina) leggemmo la distinta di Milan e Inter che si disputavano, a Montepulciano, la finale nazionale del campionati Allievi.
«Eh.. Ma sono tutti forestieri…», sbottò ad un certo punto un tizio.
Ora, Sacchi ha più titoli di noi per incacchiarsi su questa tendenza dei nostri Club.
Vederlo così dimesso e deluso, durante quell’intervista, non è un gran segnale. E da sportivo, quello ho percepito..
In ogni caso, dicono che per Sacchi sia pronta la direzione del settore giovanile del Milan. Spero metta in pratica le sue idee di privilegiare i talenti italiani: non fosse altro per fornire materiale ad una Nazionale occupatissima a trovare un nonno veneto al Mudo Vazquez e una zia calabrese a Dybala.
Già che ci siamo, in tema di indignazione facile, non so se avete dato un’occhiata al video che gira su “Calciatori Brutti”. E’ una pagina facebook irresistibile, che coglie gli aspetti più comicii del calcio. Divertentissima: ci ho ascoltato un tale di Avellino che fa le telecronache di una squadra di calcetto, ed è uno spettacolo.
Su questa pagina, dicevo, gira il video dei festeggiamenti dell’Inter campione al Torneo di Viareggio. Ragazzi di diciassette-diciotto anni nello spogliatoio che nell’estasi (giusta e legittima) della vittoria appena conseguita non trovano di meglio che sfogarsi con un coro:
«E stanotte, coca e mignotteeeee…».
Sono cose puerili, intendiamoci. A quell’età, le braverie sono all’ordine del giorno (e non solo a quell’età). Però sarebbe molto istruttivo che a giocatori ormai in odore di contratti professionistici, qualcuno spiegasse che la cocaina è una sostanza dopante. E chi ne fa uso, va incontro a pesanti squalifiche.
E comunque, farne materia di un inno non giova al buon nome sportivo del glorioso FC Internazionale Milano 1908, che quei ragazzi sono tenuti a rappresentare. Anche con il loro comportamento.
Ma forse sono io, stavolta, che ho l’indignazione a gettone.