Far cadere il Governo-Monti è stata una strategia per affrettare il ritorno alle urne in Italia ed evitare nuovi guai con la giustizia. A provare a smascherare il Cavaliere il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che attacca Silvio Berlusconi, in questi giorni al centro della scena mediatica sia per le sue frequentissime apparizioni televisive sia per il processo che la Procura di Milano sta portando avanti sul cosiddetto “Rubygate”. «Il “vecchio illusionista” è preoccupato – ha detto Rossi su Facebook -. Il trucco del legittimo impedimento stavolta non ha funzionato e pare che il processo-Ruby si concluda prima delle elezioni con una sentenza che, se fosse di condanna, rappresenterebbe un colpo ferale per Berlusconi».
 
Il post del Governatore «Si scopre così – ha aggiunto Rossi – la vera ragione della caduta anticipata di Monti da parte del PdL: un conto è essere condannato dopo il voto e un conto è esserlo in campagna elettorale. Pare che stavolta a Berlusconi stia andando male. Ma pensare che le sorti del governo del nostro Paese sono state decise dalla strategia processuale di un signore accusato di concussione e prostituzione minorile lascia sgomenti e indignati. La politica dell'Italia non può dipendere dai processi di una persona. Altrimenti ad ammalarsi è la democrazia stessa».
 
Tutti contro il Pifferaio Insomma, tutti si schierano contro il Cavaliere, o contro il «Pifferaio» (come a Porta a Porta Mario Monti ha definito Berlusconi), ed anche il governatore toscano ha fatto sentire la sua voce. «Sarà questa vera gloria? Agli elettori l’ardua sentenza». Certo è che metterla sul piano del confronto muro contro muro e sul fronte degli schieramenti opposti potrebbe essere addirittura un vantaggio per Berlusconi, che sempre ha guadagnato consensi rispondendo alle accuse altrui puntando il dito su terzi, e dunque rifuggendo dalle proprie responsabilità. Per informazioni chiedere a Santoro (blog). È vero che, dopo averlo definito il “pifferaio magico”, Monti ha guadagnato un punto e mezzo percentuale nei sondaggi elettorali, facendolo perdere di rimando al Cavaliere. Ma farà bene tutta questa spettacolarizzazione alla politica nazionale? È indubbiamente questo il terreno più fertile per chi scese in campo nel 1994. Bisogna tornare alla concretezza. Vincerà le elezioni nazionali chi tornerà a parlare con gli italiani di cose vere e imminenti, che toccano drammaticamente da vicino la popolazione. A patto che l’Italia non sia veramente un branco di topolini destinati ad annegare…