Dopo 10 mesi d’attesa Banca Mps torna in Borsa. Lo ha annunciato ieri l’Istituto in una nota, comunicando che Consob ha approvato il prospetto informativo. Il titolo era sospeso dallo scorso 22 dicembre. Il cda di Mps per l’approvazione della trimestrale, inoltre, slitta dal 27 ottobre al 7 novembre. Per quel che riguarda il capitale sociale, al momento «rimane di ammontare complessivo invariato rispetto a quanto comunicato il 10 agosto 2017, ossia pari a 15.692.799.350,97 di euro, e risulta composto da 1.140.290.072 azioni ordinarie». Borsa Italiana comunica la riammissione alle negoziazioni sui propri mercati di Mps dalla seduta di domani 25 ottobre e precisa: «Nel giorno di riammissione non sarà consentita l’immissione di proposte senza limite di prezzo sulle azioni ordinarie». Borsa Italiana sottolinea poi che non sarà diffuso il prezzo di riferimento iniziale, il prezzo ufficiale iniziale, il prezzo last iniziale.
Azioni a 4,28 euro Mps ha «prudenzialmente valorizzato» 4,28 euro le sue azioni, sia quelle che detiene direttamente che quelle in portafoglio ai clienti, a fronte degli 8,65 euro di sottoscrizione degli obbligazionisti subordinati e dei 6,49 pagati dal Tesoro, allineandole così al valore dei bond subordinati emerso dall’asta sui Credit default swap. Il valore di Borsa potrebbe «discostarsi anche significativamente» da quanto pagato da Mef e bondholder, avverte il documento messo a disposizione dalla banca. A questi prezzi la quota sottoscritta dal Mef con 3,85 miliardi di euro di soldi pubblici vale 2,84 miliardi. La minusvalenze implicita è destinata a lievitare fino a circa 1,8 miliardi nel caso di adesione totalitaria all’offerta di scambio rivolta ai piccoli risparmiatori che sono diventati azionisti nell’ambito del burden sharing. Costoro potranno infatti consegnare le proprie azioni al prezzo di 8,65 euro al Tesoro in cambio di bond senior emessi da Mps e finanziati dallo Stato, che ha messo a disposizione 1,5 miliardi di euro per indennizzare gli investitori retail. Il valore di 4,28 euro, ricorda il prospetto, è stato individuato sulla base della valorizzazione dei bond subordinati nell’asta sui credit default swap (cds), gli strumenti derivati che assicurano i bond contro il rischio di fallimento, dopo che il salvataggio statale è stato considerato un credit event, cioè un evento idoneo a far scattare il diritto al pagamento dei cds sui titoli subordinati.
Stato fino al 71% La partecipazione dello Stato in Mps è destinata a salire dall’attuale 52,2% a una quota compresa tra il 69% ed il 71%. E’ la «stima preliminare» contenuta nel prospetto informativo. Il dato non è definitivo perché, viene spiegato, al momento, «non sono ancora noti i risultati dell’offerta pubblica di transazione e scambio», con cui, investendo 1,5 miliardi, lo Stato comprerà le azioni derivanti dalla conversione dei subordinati. Il documento ricorda poi come l’Ue abbia chiesto che il Tesoro «dismetta la propria partecipazione detenuta nella Banca entro la fine del Piano di Ristrutturazione», cioè il 2021. Attualmente, il secondo socio dopo il Mef è Assicurazioni Generali, al 4,319%
Cause pendenti spada di Damocle da 4,2 mld Ammonta intanto a 4,2 miliardi di euro la cifra che Mps rischia di dover risarcire nel caso in cui perdesse tutte le cause – civili, penali e amministrative – pendenti nei suoi confronti. E’ quanto emerge dal prospetto informativo. I procedimenti, viene ricordato, «in parte trovano origine in un contesto straordinario ed eccezionale legato alle indagini penali» e in parte sono legati alla normale attività della Banca o al Burden Sharing. Dei 4,2 miliardi, 3,9 sono relativi allo svolgimento dell’attività ordinaria e 272 milioni alle «cause promosse dagli azionisti nell’ambito degli aumenti di capitale 2008, 2011, 2014 e 2015». Non è possibile escludere che i contenziosi aumentino, viene aggiunto, «anche in considerazione dei procedimenti penali pendenti» e «delle operazioni straordinarie». «Nell’ambito dei procedimenti penali promossi nei confronti di ex esponenti ed esponenti della Banca, circa 1500 parti civili hanno notificato alla Banca la citazione del responsabile civile» ricorda il documento. Oltre ai procedimenti giudiziari, 735 reclami sono stati firmati da investitori (attraverso associazioni di consumatori o legali), per un totale di circa 651 milioni, per l’informativa asseritamente non corretta contenuta nei prospetti informativi diffusi dalla banca dal 2008, in occasione degli aumenti di capitale.