Il rientro a scuola dei bambini è uno dei temi su cui le istituzioni, a più livelli, si stanno interrogando. Anche l’Ordine degli infermieri di Grosseto, in prima linea in questi mesi per fronteggiare l’emergenza Covid, vuole dare il proprio contributo per rendere il rientro negli istituti scolastici più sereno per i ragazzi, le loro famiglie, ma anche per il corpo docente e il personale ausiliario. «Noi infermieri abbiamo il compito di migliorare la salute della comunità, non solo mettendo la nostra professionalità a disposizione di cittadini nei luoghi di cura, ma anche dando il nostro contributo all’interno della società – spiega il presidente Nicola Draoli – Per questo abbiamo avviato una riflessione che vogliamo condividere anche con gli amministratori locali, per mettere le nostre competenze a disposizione della scuola.
I bambini in età prescolare e scolare, infatti, sono soggetti a una serie di disturbi influenzali, dal raffreddore alla tosse, dalla dissenteria alla congiuntivite, che non hanno niente a che vedere con il Covid «ma che, se presenti, potrebbero mettere in difficoltà il personale preposto al triage dei piccoli che dovranno frequentare gli istituti. Pensare di limitare l’accesso ai bambini di fronte a uno solo di questi sintomi renderà le aule spesso vuote, quindi è necessario, a nostro parere, individuare delle modalità di triage più dettagliato e facilitare il compito alla scuola e alle famiglie».
L’indagine E’ di pochi giorno fa la pubblicazione di un’indagine effettuata da infermieri iscritti all’ordine di Grosseto, condotta prima dell’emergenza Covid in un istituto della provincia. «Dalla ricerca, che indagava diversi aspetti – spiega Draoli – è emerso che il 100% dei docenti intervistati era favorevole all’inserimento di un infermiere scolastico all’interno del proprio istituto. Le motivazioni alla base di questa risposta sono state varie: dall’assistenza ai soggetti con patologia cronica, alla capacità di intervento in caso di emergenza, passando per la presenza di una persona qualifica a cui rivolgere domande e chiedere consigli, possibilità di formare docenti e ragazzi in ambito sanitario».
L’infermiere di comunità «Crediamo – aggiunge Draoli – che l’infermiere di famiglia e comunità potrebbe soddisfare queste necessità, senza essere una figura fissa all’interno della scuola. Potremmo strutturare dei modelli per mettere a disposizione degli insegnanti dei professionisti ai quali rivolgersi in caso di dubbi e difficoltà». L’nfermiere di comunità è una figura su cui il cosiddetto decreto “Rilancio”, convertito in legge (n.77/2020), investe stanziando fondi per le assunzioni: si parla di 8 professionisti ogni 50mila abitanti: «E questo – continua Draoli – significa che nella nostra provincia saranno 36 le nuove assunzioni dedicate a questo tipo di servizio».
Proposte alle amministrazioni locali E nell’idea di collaborazione proposta dall’ordine non rientrano solo gli infermieri, ma anche pediatri di libera scelta, «perché è proprio nella compenetrazione di competenze e professioni che si può creare un vero patto per la salute». Per questo l’Ordine delle professioni infermieristiche di Grosseto si mette a disposizione delle amministrazioni per dare vita a progetti veri e propri.