Il giorno in cui nacque la Diocesi di Massa Carrara, il 18 febbraio del 1822, 195 anni fa, Papa Pio VII firmò la bolla papale intitolata Singularis Romanorum Pontificum: quel documentò sparì per quasi due secoli ed è stato riconsegnato soltanto oggi al Vescovo Monsignor Giovanni Santucci, dai carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Culturale.
La scomparsa Fu don Luca Franceschini, delegato per gli affari generali della Diocesi e responsabile dei beni culturali ad accorgersi, parecchi anni fa, della mancanza dell’importante documento dagli archivi storici diocesiani e ad iniziare le ricerche. Si accertò che la bolla papale fu trafugata dagli archivi in epoca imprecisata: trentadue pagine in pergamena e sigillo plumbeo, scritte, in latino dal valore storico incommensurabile, stimato però sul mercato in 15 mila euro. Nel 2016 fu formalizzata la denuncia ad opera del direttore dellArchivio Storico Diocesiano di Massa. Era ufficiale. A seguito di inventario, il pregiato documento mancava allappello. Iniziarono le indagini e i Carabinieri scoprirono che l’ultima persona che aveva fisicamente toccato la bolla papale era stato un professore di scuola media, Igino Lanforti, lunigianese, che la vide venti anni fa su una bancarella di libri antiche a Modena. La fotografò non capendo subito l’immenso valore di quel documento e poi consegnò le foto alla Diocesi massese che confermò l’autenticità della bolla papale. Troppo tardi, però, per poterla rintracciare.
Gli antiquari Le tracce da Modena portarono in Liguria e in meno di un anno i Carabinieri risalirono allultimo proprietario, un anziano collezionista di La Spezia, che custodiva la bolla tra libri antichi e medaglie. L’aveva acquistata nel 1996 da un antiquario di Genova, pagandola regolarmente un milione e 200 mila lire. In buona fede, secondo il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, l’aveva conservata tra i suoi tesori più preziosi e, probabilmente, se i Carabinieri non lo avessero rintracciato, alla sua morte, senza eredi, il documento sarebbe finito in chissà quali mani, o dimenticato per sempre in una soffitta. L’uomo ha restituito la bolla che è stata prima posta sotto sequestro dall’Autorità Giudiziaria e poi riconsegnata alla Diocesi apuana.
La commozione del Vescovo «Oggi è un giorno importante – ha commentato Monsignor Santucci – perché ci riappropriamo della nostra storia e di un po’ della nostra tradizione. Toccare questo documento mi commuove. Penso ai giovani, a quanto poco conoscono, non più capaci di stupirsi. Rischiamo di diventare persone senza futuro, perché non abbiamo senso e non diamo più senso alle cose importanti, non sappiamo più dare sapore, splendore, gusto alla nostra vita. Inviterò qui tanti studenti e gli mostrerò questo documento, per raccontare la sua storia che oggi arricchisce tutti noi».