A 500 anni dalla sua realizzazione, uno dei disegni più famosi nella storia dell’umanità, il ‘Paesaggio’ di Leonardo da Vinci, prima opera datata dell’artista (5 agosto 1473), tornerà per la prima volta a Vinci. L’evento è in programma per l’estate 2019 per i 500 anni dalla morte di Leonardo. In un incontro di lavoro con il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, la curatrice del Gabinetto Disegni e Stampe Marzia Faietti, la direttrice del Museo Leonardiano di Vinci Roberta Barsanti e l’assessore alla cultura di Vinci Paolo Santini, è stato concordato che a partire dal 5 agosto 2019 il ‘Paesaggio’ sarà esposto per cinque settimane a Vinci.
Schmidt: «La più precoce testimonianza grafica dell’artista» Il disegno proviene con ogni probabilità dal più antico fondo collezionistico mediceo ed è ora custodito al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie. «Il famoso Paesaggio – sottolinea Schmidt – talmente celebrato da essere comunemente ricordato con il suo numero di inventario (8P recto), può considerarsi tra i primi paesaggi autonomi nel disegno occidentale e costituisce la più precoce testimonianza grafica dell’artista. Siamo agli inizi di una maturazione professionale che avrebbe coinciso più o meno con l’avvento di una nuova Età dell’Oro per la fioritura delle arti a Firenze, preannunciata nel 1469 dalla successione di Lorenzo de’ Medici a Piero di Cosimo. Tra le ricerche sviluppate allora dall’artista si segnala il rapporto tra figure e paesaggio cui si accompagnava un’inclinazione verso l’illustrazione di brani dove si declinavano conoscenze della pittura nordica. Non è un caso che nel disegno inventariato ‘8P’ si ritrovino convenzioni rappresentative fiamminghe originalmente interpretate e parallele a quelle sviluppate negli stessi anni dal Pollaiolo».
L’opera «Nel Paesaggio – osserva Faietti – Leonardo adottò un tracciato assai diversificato per conseguire una trascrizione insieme naturalistica e astratta del dato di natura. Nel disegnare le forme naturali, l’artista non si lasciò infatti sedurre dalle attrattive di una diligente perizia mimetica; viceversa, abbandonandosi al ritmo fluente della penna, evocò liberamente forme vedute dal vivo, rivisitandole a distanza e a memoria. Tale processo mnemonico si accompagnava al desiderio di richiamare le sensazioni provate a contatto con il paesaggio naturale, colto nell’attimo fugace di un momento della giornata».