Se di terremoto si è parlato, e si parlerà a lungo a livello nazionale, è difficile trovare un altro termine per descrivere il risultato elettorale a Siena. In attesa delle comunali gli elettori hanno mandato l’ennesimo messaggio di sfiducia nei confronti del partito oramai non più guidato da Franco Ceccuzzi.

Dalle primarie a oggi Tutto era cominciato con le primarie nazionali, quando la maggioranza di preferenze per Renzi sul territorio senese aveva già fatto gridare al rinnovamento da più parti; poi siamo passati per delle primarie la cui partecipazione è stata quantomeno rivedibile (con tanto di screzi legati alla candidabilità si/no di Valentini; leggi). Infine siamo giunti a questo -13% rispetto ai risultati del 2008, verrebbe da dire che se i dirigenti del partito non riescono a capire la direzione che sta prendendo l’elettorato neanche questa volta, è più che giusto che i suddetti non rimettano piede in comune.

Il ritiro di Ceccuzzi A tutto questo si aggiunge il ritiro dell’ormai ex candidato sindaco dalla corsa a Palazzo Comunale. Per la gioia dei suoi avversari politici, Ceccuzzi lascia la competizione (leggi), abbandonando il Pd nella terrificante fase di transizione che inizierà adesso; questo perché, pur essendo Ceccuzzi tra quelli che hanno ricevuto un invito a comparire per il fallimento del pastificio Amato, chi esce con l’immagine più logorata dalla vicenda è proprio il Pd senese, da cui da tempo sembra aver preso le distanze anche la direzione nazionale (a tal proposito si possono leggere le ormai famose parole di Bersani di pochi giorni fa «Il sindaco verrà scelto dalle primarie»). Sarà difficile per il partito riuscire a presentarsi alle elezioni come portatore di quel rinnovamento che ormai tutta la società civile (non solo senese) chiede a gran voce, anche se il candidato dovesse essere Valentini, che ha da poco suggerito l’idea di nuove primarie.

Un partito al bivio Il Pd è di fronte a una delle più grandi sfide che abbia mai affrontato a Siena e ha davanti a sé due alternative. La prima è di conservazione dello status quo: indicare un candidato sulla linea della solita vecchia gestione e sperare che vada tutto bene contando sull’elettorato fidelizzato che voterà a sinistra sempre e comunque. La seconda è scegliere una linea di forte discontinuità, dando prova di coraggio e cercando di intercettare i voti dei delusi e degli arrabbiati che in questo momento sono più che mai pronti a far salire in Palazzo Comunale gli storici avversari del Pd senese. Non è una scelta facile perché comunque vada qualcuno rimarrà profondamente scontento: o i poteri forti del partito o gli elettori che si aspettano un cambiamento vero della sinistra senese. Sicuramente ora più che mai la posizione di candidato sindaco è tutto fuorché sicura e tranquilla.