«La maggior parte degli immigrati che lavorano in Toscana, quindi immigrati regolari, che si sono intergrati o lo stanno facendo, lavorano nelle piccole o piccolissime imprese da uno a nove dipendenti. Molti sono anche gli immigrati che hanno deciso di fare gli imprenditori nella nostra regione perché sono quasi 50mila le aziende guidate da imprenditori immigrati e rappresentano oltre il 12% del totale delle imprese della nostra regione. Sono dati molto importanti, che ci incoraggiano a provare a proseguire su questa strada perché credo che attraverso il lavoro e l’integrazione si riesca a togliere le persone dalla malavita e dal delinquere». Così il Presidente CNA Toscana Valter Tamburini, parlando a margine della presentazione del “Dossier Statistico Immigrazione 2015”, l’annuario, realizzato dal Centro Studi Idos in collaborazione con la rivista “Confronti” e con il sostegno dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) e l’otto per mille della Chiesa Valdese, giunto alla 25esima edizione e presentato pubblicamente stamani nella sede di Cna Toscana a Firenze e contemporaneamente a Roma e in altri 19 capoluoghi regionali altre venti città d’Italia.
Frena l’immigrazione Fra i dati più significativi che la ricerca mette in evidenza è che frena l’immigrazione in Toscana, complice le conseguenze di una crisi economica globale che, almeno per tutto il 2014, hanno continuato a far sentire tutti i loro effetti investendo in modo particolare gli “immigrati” toscani. Con una duplice pesante conseguenza: per il secondo anno consecutivo i lavoratori stranieri, pari complessivamente a 246mila persone, sono diminuiti (-1,1% rispetto al 2013) e anche il saldo fra nuove assunzioni e cessazioni di rapporti di lavoro è stato di segno negativo (-816) al pari del flusso di rimesse inviate nei Paesi d’origine ridottesi del 2,7% passando dai 604milioni del 2013 ai 587 dell’anno successivo.
Sopra la media A scattare la fotografica dell’immigrazione sono i numeri del Toscana regione d’immigrazione: è straniero un residente su 10. L’effetto della crisi è attestato anche dai 14.737 permessi di soggiorno per lavoro e motivi familiari scaduti e non rinnovati, quasi sicuramente appartenuti a immigrati che hanno perso l’occupazione e non stati più nelle condizioni di rinnovarlo e forse anche dai 9.365 cittadini che nel 2014 si sono iscritti all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) e lasciato la regione andando ad aggiungersi agli altri 139mila emigrati toscani già all’estero da tempo. Nonostante tutto, però, «la Toscana rimane una delle grandi regioni d’immigrazione di Italia e d’Europa – hanno spiegato Francesco Paletti e Federico Russo della redazione toscana del “Dossier Immigrazione” – come emerge chiaramente guardando all’incidenza degli immigrati sulla popolazione residente, pari al 10,5% e nettamente superiore sia alla media nazionale (8,2%) che a quella dell’Ue (6,7%)».
Toscana dell’Arno La distribuzione territoriale: due immigrati su tre vivono nella c.d. “Toscana dell’Arno”. Il contesto territoriale in cui continua a concentrarsi la maggior parte delle comunità straniere rimane la c.d. “Toscana dell’Arno”, quella che ospita i principali distretti industriali e che va da Arezzo a Pisa passando per le province di Prato e Firenze. E’ nei territori lungo il fiume più importante della Toscana, infatti, che vivono oltre i due terzi degli immigrati (272.675 persone, pari al 68,9% di tutti gli immigrati) e sono proprio le province attraversate dall’Arno quelle che realizzano le incidenze più significative: anche quest’anno, infatti, la graduatoria regionale è guidata da Prato (qui è straniero il 15,8% dei residenti) seguita da Firenze (12,5%).
L’impresa straniera Significativi del grado di radicamento territoriale raggiunto da molte comunità straniere sono anche i numeri relativi alle imprese di proprietà d’immigrati con sede in Toscana: si tratta di 49.955 imprese, quasi tutte di piccolissime dimensioni se non a gestione individuale, pari al 12,1% del totale, una percentuale non trascurabile che situa la regione ben al di sopra della media nazionale (8,7%). L’incidenza di queste imprese è massima a Prato (25,4%), seguita nell’ordine da Firenze (14,3%), Pisa (12,1%), Massa Carrara (10,5%), Pistoia (10,2%), Livorno (9,8%), Arezzo (9,6%), Lucca (9,3%), Siena (7,4%) e Grosseto (6,7%).
Necessità d’investimenti Numeri che raccontano anche di come l’immigrazione sia una risorsa importante per tutto il territorio regionale. In primo luogo sotto il profilo demografico: il 21,2% di tutti gli stranieri “toscani”, infatti, ha meno di 14 anni e solo il 3,8% ne ha più di 65 a fronte di incidenze praticamente opposte sul totale della popolazione residente in cui gli “under 14” si fermano al 12,9% e gli ultrasessantacinquenni arrivano al 24,4%. Molto importante anche il sostegno garantito al sistema previdenziale che può essere stimato indirettamente tenendo conto che nel 2014 in Toscana sono state corrisposte 2.318 pensioni a cittadini extracomunitari, pari allo 0,2% del totale delle pensioni pagate in regione (non si dispone purtroppo del numero di pensioni di cui sono titolari i cittadini comunitari). Dunque ad oggi gli occupati extracomunitari sono il 13,2% di tutti gli occupati toscani, ma incassano soltanto lo 0,2% delle pensioni. Si conferma così il loro positivo contributo agli equilibri del sistema previdenziale. «L’invito di Cna alla regione Toscana non riguarda solo gli imprenditori immigrati ma anche a quelli italiani perché se poi viene sostenuta l’impresa, la voglia di intraprendere, anche gli immigrati possono approfittarne – ha aggiunto Valter Tamburini – Da questo punto di vista noi chiediamo alla Regione di non togliere, come fatto fino ad ora, tutti i fondi destinati all’impresa. C’è bisogno di investire in questo momento sulla ripresa. Noi capiamo, perché non viviamo su Marte, che le risorse sono poche per tutti, che i tagli che ha compiuto il governo attraverso gli enti locali, compreso le Regioni, sono tagli importanti ma ci risulta difficile comprendere come non si capisca che in questo momento c’è bisogno di non sottrarre anche quelle pochissime, piccolissime risorse che ci sono, a favore di chi prova ancora a scommettere sulla ripresa, prova a scommettere sull’imprenditoria. Insomma, la ripresa se c’è va coltivata, non possiamo lasciare le persone sole. Gli imprenditori si sentono sempre di più soli, bisogna invece stargli vicino, la Regione Toscana la sua parte la può fare investendo quelle poche risorse che ci sono su chi lavora davvero».