Si aprono deboli spiragli nell’intricato groviglio del riordino delle Province tanto da far dichiarare al presidente dell’Upi Antonio Saitta di aver registrato «una disponibilità del Governo sulla fase di transizione, con una previsione che si possa arrivare alla scadenza naturale del 2014. C’è un clima di interlocuzione vedremo in Parlamento cosa avverrà».
Spiraglio ma senza deroghe bizzarre A tendere la mano è stato oggi il ministro per la Pubblica Amministrazione, Filippo Patroni Griffi che, al termine della Conferenza unificata, ha dichiarato «dal Governo c’è un'ovvia disponibilità al confronto parlamentare per eventuali modifiche sul piano ordinamentale soprattutto nella fase transitoria purché resti salvo l'impianto generale del decreto. La fase transitoria è complessa e potrebbe richiedere tempi diversi o diversi soggetti che gestiscono il cambiamento. E' più difficile invece poter tener conto di tutte le istanze a livello locale che stravolgerebbero, fino a vanificarlo, il decreto». In particolare Patroni Griffi sul profilo Twitter del Dipartimento Funzione Pubblica ha scritto: «Siamo arrivati a richieste di deroga incredibili tipo: deroga per le città che hanno torri pendenti!».E poi ha teso la mano alle province in difficoltà: «Il problema dei tagli alle risorse è neutro rispetto al riordino. Rappresenterò ai colleghi del Governo questa posizione che attiene all'esercizio delle funzioni» E sul riordino ha aggiunto:«Spero si abbia il coraggio di cambiare – ha concluso il ministro – il nuovo assetto previsto e' solo il primo tassello in vista di una riforma più complessiva che spetterà attuare alla nuova legislatura».
Solidarietà in Senato La solidarietà alle Province italiane arriva anche dai capigruppo del Senato Angela Finocchiaro(Pd), Maurizio Gasparri (Pdl), Felice Belisario (Idv) incontrati oggi da una delegazione dell'Upi, composta dal presidente Antonio Saitta, dal vicepresidente Angelo Vaccarezza e dalla presidente della Provincia di Padova Barbara Degani. «I capigruppo e i senatori ci hanno assicurato di avere compreso che l'allarme che abbiamo lanciato sulla possibilità che le Province non abbiano più nemmeno le risorse per pagare le bollette dei riscaldamenti delle scuole non e' stato strumentale – ha spiegato Saitta – e non ha nulla a che fare con l'accorpamento previsto dal riordino. E hanno convenuto con noi che le nostre sono proteste reali, di amministratori che vedono messa a duro rischio la possibilità di assicurare il mantenimento di un livello adeguato e dignitoso dei servizi ai cittadini. Massima attenzione anche alle nostre proposte di modifica sul decreto legge di riordino delle Province – prosegue Saitta – in particolare sulla nostra richiesta di portare gli organi eletti a scadenza naturale, di cancellare la norma che taglia le giunte a partire dal gennaio 2013, di fare chiarezza sulle funzioni delle Province e di prevedere l'elezione diretta dei nuovi organi. Nei prossimi giorni – conclude il presidente dell'Upi – manterremo vivo il dialogo con il Senato per proseguire il confronto su questi temi e continuare a portare il nostro contributo di coerenza e concretezza».
Niente soldi per scuole e strade Nei giorni scorsi le Province italiane avevano lanciato l’allarme sulla mancanza fondi per il prossimo anno. Nel 2013 il 70% delle Province andrà fuori dal Patto di stabilità e non riuscirà a dare garantire i servizi necessari, a partire dalla scuola e dalla viabilità. «I servizi erogati dalle Province non avranno la copertura finanziaria – ha spiegato Saitta, che ieri ha illustrato questi concetti davanti alla Corte dei Conti – Il presidente della Corte dei Conti ha convenuto sulla nostra analisi». E proprio lunedì il grido d'allarme è partito dalle Province toscane che nel 2013 dovranno fare a meno di 25 milioni (leggi)
Le Regioni bocciano il riordino Le Regioni bocciano il decreto sul riordino e l'accorpamento delle Province. Come ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani i governatori daranno un parere "negativo" sul provvedimento. Le Regioni non sono contrarie a una riforma, ma questo riordino, ha detto Errani, crea una situazione di «incertezza, confusione, rischio ingovernabilità di processi legati al personale, alle competenze e alle risorse». I tagli, secondo i presidenti delle Regioni, causeranno così tanti problemi alle Province «che anche quelle che rimarranno si troveranno in condizioni difficilissime, tali da non riuscire a gestire le competenze. E' inutile mettere la testa sotto la sabbia».
L’Anci chiede criteri omogenei «Attendiamo e ci aspettiamo che il Governo prenda atto delle nostre proposte». Lo afferma il coordinatore delle Anci regionali e sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi, al termine della Conferenza Unificata in cui l'Anci ha dato parere favorevole ma condizionato all'accoglimento di alcuni emendamenti sul decreto di riordino delle Province. Cosimi in particolare critica «l'assenza di omogeneità in una serie di criteri, da quelli dei confini, a quelli delle funzioni fondamentali, fino a quelli della definizione dei Comuni capoluogo». Cosimi inoltre sottolinea «il problema relativo a quei casi in cui la Provincia coincide con l'intera Regione».