Il decreto legge per l’accorpamento delle Province (leggi) è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di martedì 6 novembre. Dal primo gennaio 2014 le province nelle regioni a statuto ordinario saranno: Biella-Vercelli; Novara-Verbano-Cusio-Ossola; Alessandria-Asti; Como-Lecco-Varese; Cremona-Lodi-Mantova; Padova-Treviso; Rovigo-Verona; Imperia-Savona; Parma-Piacenza; Modena-Reggio Emilia; Forli'-Cesena-Ravenna-Rimini; Livorno-Lucca-Massa Carrara-Pisa; Grosseto-Siena; Perugia-Terni; Ascoli-Fermo-Macerata; Rieti-Viterbo; Frosinone-Latina; L'Aquila-Teramo; Chieti-Pescara; Campobasso-Isernia; Avellino-Benevento; Brindisi-Taranto; Barletta-Andria-Trani-Foggia; Matera-Potenza; Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia.
 
La scelta del capoluogo Sarà capoluogo di provincia il comune avente maggiore popolazione residente. Gli organi di governo delle province avranno sede esclusivamente nel comune capoluogo di provincia. Saranno città metropolitane le province di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari e Napoli.

Dimissioni di massa «I presidenti delle Province italiane, a fronte dei tagli decisi dal governo, stanno anche valutando l'ipotesi di dimissioni di massa a partire dal prossimo primo gennaio». Lo ha annunciato il presidente della Provincia di Pisa e di Upi Toscana, Andrea Pieroni, commentando le prospettive dei tagli decisi dal Governo che, ha affermato, «renderebbero il nostro ruolo privo addirittura di dignità perché senza le risorse non siamo in grado di amministrare i territorio.'Una scelta del genere però non può essere affrettata – ha spiegato – e per avere la giusta efficacia deve essere presa anche dagli altri presidenti che già condividono la nostra posizione negativa sui tagli predisposti dall'esecutivo nazionale. E' una soluzione che non può essere esclusa, ma della quale si discuterà anche nel corso dell'assemblea di domani a Roma tra tutti i presidenti della Province italiane. Ssentiamo forte anche la responsabilità conferitaci dai cittadini che ci hanno eletti per governare i territori – ha concluso Pieroni -, ma che senza le risorse adeguate non siamo in grado di amministrare».
 

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