Il day after la decisione del Consiglio regionale di non scegliere tra le due proposte del Cal da inviare al Governo (leggi) è dedicato alle reazioni. Non si sono fatte attendere quelle del presidente della Provincia di Arezzo, Roberto Vasai, che dichiara «Arezzo Provincia non è una deroga». Più pesante il presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci: «Patroni Griffi si dimetta». E intanto l'Upi annuncia per venerdì un incontro con il Governo sulla riforma.

Su Arezzo prevalso il buon senso «Non commento la decisione assunta dal Consiglio Regionale, ma confermo quanto già detto dopo la riunione del Cal – ha aggiunto-:  su Arezzo ha prevalso il buon senso e la consapevolezza che la nostra istanza non era una richiesta di deroga, ma più semplicemente una legittima aspettativa, fondata su dati oggettivi. Voglio ringraziare tutti coloro che, nei vari consessi, hanno lavorato affinché la nostra rivendicazione fosse compresa per quello che realmente è. Alla fine è accaduto esattamente questo e nessun componente del Cal, né del Consiglio Regionale ha messo in dubbio il diritto di Arezzo di restare provincia. Ora la palla passa al Governo. Noi la nostra parte l’abbiamo ampiamente fatta,  siamo certi che il Presidente della Regione vorrà mantenere l’impegno preso con la nostra comunità, insieme all’assessore Nencini, affinché la specificità di Arezzo, unica in Italia, sia riconosciuta definitivamente nell’atto di riordino».

Commissariamento mostro giuridico «La cosa migliore che Patroni Griffi potrebbe fare, è quella di dimettersi. Il Ministro sta facendo dei guai, sta peggiorando la situazione». Così si è espresso il presidente della provincia di Firenze  Barducci secondo cui l’ipotesi di commissariamento delle Province «è un mostro giuridico che va respinto, ed è anche un segno di arroganza. L’idea del commissariamento – spiega il presidente della Provincia – è una mossa esclusivamente propagandistica che non serve a niente, così come è stata propagandistica la mossa dei Cal, perché alla fine il Ministro ha detto che applicherà in modo preciso la norma dello Stato. Allora poteva farlo fin dal primo momento. E noi potevamo risparmiare tempo e denaro».
 
Il progetto “Grande Firenze” Barducci ha quindi ricordato la proposta avanzata a suo tempo dalla Provincia di Firenze «per una dimensione metropolitana allargata a Prato e Pistoia» che, se accolta, sicuramente avrebbe aiutato la nascita delle tre grandi aree vaste della Toscana. Il Presidente della Provincia ha poi rilanciato la proposta della Grande Firenze (ovvero: la città capoluogo che si fonde con i dieci comuni della cintura). «Una proposta che ora più che mai ha un senso, perché occorre creare una grande città da 650mila abitanti all’interno di una provincia metropolitana».

Calpestati i principi democratici «L’approvazione della proposta del Cal da parte del Consiglio Regionale della Toscana sposta sul Governo il bandolo della matassa – spiega Andrea Pieroni presidente della Provincia di Pisa- . Una matassa che però è stata determinata proprio dall’azione del Governo che ha voluto avviare una riforma dello Stato solo parziale, rimandando alla futura legislatura gli interventi su Regioni ed Enti Locali, e colpendo esclusivamente le Province. Una riforma che non si doveva fare a colpi di decreti legge, calpestando persino i principi democratici del Paese attraverso il commissariamento di organi eletti dai cittadini prima della fine del loro mandato».

Alla ricerca di un sussulto di responsabilità «Il consiglio regionale di oggi non è riuscito dove anche il Cal aveva fallito il suo compito: trovare una sintesi condivisa sul riordino delle Province toscane da proporre al Governo. E’ la conferma di una legge che ha accentuato campanilismi e divisioni tra i territori, ma è anche una sconfitta della politica che non ha voluto prendere atto dei limiti delle norme varate e definire un progetto organico di riforma».  E’ il commento del presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini. «Apprezzo l’impegno dei consiglieri regionali senesi che hanno dato battaglia fino all’ultimo per tutelare il nostro territorio e mantenere il capoluogo di provincia a Siena, in linea con la raccomandazione con cui eravamo usciti dalla seduta del Cal del 3 ottobre scorso.  Adesso la scelta passa nelle mani del Governo, eccetto sorprese dalla Corte costituzionale, che il 6 novembre si pronuncerà sul ricorso presentato da alcune Regioni al decreto “Salva Italia”. Gli spazi per correggere l’iter della legge sono sempre più stretti; mi auguro  – conclude Bezzini – ancora un sussulto di responsabilità da parte del Governo per non cedere fino in fondo alla semplificazione demagogica, che sta creando solo grandi incertezza nei territori e nelle istituzioni, che oggi avrebbero bisogno più che mai di programmare con tempi certi al fianco di famiglie e imprese».

Il 26 incontro con il Governo «Il Governo ha finalmente accolto la nostra richiesta: venerdì incontreremo i ministri Cancellieri e Patroni Griffi per discutere del riordino delle Province, prima che il Governo definisca e approvi il decreto». Lo annuncia il presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione, sottolineando che «l'incontro servirà per confrontarci sulle decisioni che si assumeranno in merito al decreto legge di riordino delle Province. L'Upi ribadirà la propria netta contrarietà allo scioglimento anticipato delle Province, ma torneremo a sottolineare con forza che è necessario rivedere i tagli insostenibili alle Province. Lo stesso Presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, oggi nel corso di una audizione sulla Legge di Stabilita', ha ricordato come circa il 75% delle riduzioni di spesa e' posto a carico degli enti locali: di questi ben 1,2 miliardi per il 2013 sono a carico delle Province. E' una situazione inaccettabile su cui il Governo deve riflettere e ascoltare le nostre proposte».
 

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