«La trasformazione per decreto legge dell'intera disciplina ordinamentale di un ente locale territoriale, previsto e garantito dalla Costituzione, è incompatibile, sul piano logico e giuridico, con il dettato costituzionale». Così la Consulta spiega perché, il 3 luglio scorso, dichiarò illegittima la riforma delle Province (leggi). «Le norme censurate – spiega ancora la Consulta – incidono notevolmente sulle attribuzioni delle Province, sui modi di elezione degli amministratori, sulla composizione degli organi di governo e sui rapporti dei predetti enti con i Comuni e le stesse Regioni. E’ una riforma complessiva di una parte del sistema delle autonomie locali destinata a ripercuotersi sull' intero assetto degli enti» territoriali riconosciuti e garantiti dalla Costituzione.

L’ambiguità Dopo aver varato la riforma delle Province per decreto, il legislatore «ha sospeso per un anno l'efficacia delle norme» al fine di garantire una riforma organica, ma questo mette in luce «un'ambiguità» tra l'adozione di un provvedimento d'urgenza, e la necessità di differirne l'applicazione per adeguare il sistema. Questo «conferma la palese inadeguatezza dello strumento del decreto-legge a realizzare una riforma organica».
 

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