Oggi, giorno della Befana, la redazione di agenziaimpress.it ha trovato nella calza questo intervento pepato sugli scenari che interessano Siena e le sue principali istituzioni pubbliche, Comune, Banca, Fondazione. Ci sembra giusto ospitarla perché propone alcune considerazioni e una interpretazione originale di quello che da qualche settimana è al centro del dibattito pubblico e privato in città e non solo. Infatti il tema è ormai uscito dalle lastre come sa chiunque si trovi a girare per l’Italia e si sente fare domande sullo stato di salute della Banca, quasi sempre con il sorrisino sulle labbra dell'interlocutore.

Quanto qui di seguito riportato è, dicevamo, la riflessione di qualcuno molto attento alle cose senesi che offre un quadro allargato della vicenda che coinvolge la politica, locale e nazionale, la finanza, nazionale e internazionale, ed anche i destini delle persone e soprattutto i destini delle istituzioni che conosciamo. Starà ad ognuno di noi trarre le proprie considerazioni. Del resto, è nei momenti difficili che occorre condividere maggiormente le informazioni per capire quel che è successo e, soprattutto, quel che succederà. Noi almeno ne siamo convinti. Buona lettura epifanica, dunque.
 

Forse c’è qualcuno che sa realmente come andrà a finire, la storia della “Banca di Siena” e della Fondazione MPS. Forse è stato tutto predeterminato, e vediamo solo lo svolgersi dei fili già tessuti in stanze segretissime e da menti raffinatissime. Forse. Può darsi. Però è anche cominciata una partita dai contorni incerti, in cui i soggetti direttamente interessati non sono gli unici protagonisti e forse neppure i principali, e quello che si decide a Siena – o a Roma? – è di relativa importanza rispetto ai sommovimenti europei e mondiali. Mettiamo in ordine i fatti. Per tutta la campagna elettorale e fino alle elezioni l’attuale sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, ha espresso il concetto che Fondazione e Città dovessero “sostenere” la Banca: un termine di ampio significato, ma probabilmente più comprensibile con un aumento di capitale alle viste. E aumento di capitale è stato, lealmente “sostenuto” dalla Fondazione con le conseguenze che oggi sono sulla bocca di tutti, e che forse allora si potevano prevedere (come del resto la crisi seguente al fallimento Lehman Brothers quando fu acquistata Antonveneta).

Ma, passato con successo l’aumento di capitale (che già partiva bene, dato che il 56% della Fondazione aveva detto di seguirlo mentre a Unicredit i soci che hanno aderito da subito sono un “misero” 24%…), sono incominciate le operazioni di “discontinuizzazione”, probabilmente partendo dai pesci piccoli: ecco che il giorno del Palio di luglio viene accantonato il Provveditore della Fondazione, Marco Parlangeli, peraltro già assente nelle settimane dell’aumento di capitale. Sempre nel medesimo luglio gli analisti tagliano del 18% le previsioni reddituali delle banche italiane, ed inizia a vacillare la fede incrollabile nella lealtà tra Banca e Fondazione, dato che il Piano Industriale 2011-2015, varato ad aprile, comincia già a mostrare molte crepe e sensazioni d’irrealtà. Purtroppo è proprio sulla base di quel Piano che la Fondazione ha costruito il proprio indebitamento.

Mentre il titolo della Banca scivolava sempre in più in basso si moltiplicavano i segnali di nervosismo tra gli attori senesi. Con la caduta della nomina “fugacissima” dell’avvocato Duccio Panti nella Deputazione Generale di FMPS (leggi). Con la prima scaramuccia tra Mancini e Ceccuzzi, laddove il primo risponde con una pepata intervista a Il Sole24Ore a certi accenti sfavorevoli alla Fondazione presenti in alcuni discorsi e articoli e attribuiti al Sindaco e al Presidente della Banca (leggi). Poi la rinegoziazione del debito, il Consiglio Comunale unanime, infine – esattamente sotto Natale (quando anche gli svizzeri sono più buoni) – le ultime firme all’accordo tra Fondazione e banche creditrici, il cosiddetto standstill, valido fino a giugno 2012.

A quel punto si sono rotte le acque, e il Sindaco con una forte e inaspettata (ma il tempismo è esemplare) intervista su La Nazione “sfiducia” i Presidenti di Banca e Fondazione; anzi, ad essere precisi di Mussari viene fatto nome e cognome, mentre per la Fondazione si parla in termini generali (leggi). L’intervista è del 29 dicembre mattina, si susseguono voci di ulteriori passi di “discontinuizzazione” fino al 31, quando si materializza il pensionamento del Direttore Generale di BMPS Antonio Vigni e la sua sostituzione – ma con un futuro da Amministratore Delegato – con l’ex AD di Bper Fabrizio Viola. Il giorno dopo non usciranno i giornali e, stavolta, a differenza di luglio, non ci sono state fughe di notizie (leggi).

E ora siamo a questi giorni di colpi sotterranei e manovre alla luce del sole, tutto rigorosamente all’interno del Pd, senese e nazionale. Proprio il Partito Democratico senese brilla per la rumorosa assenza, completamente svaporato e afasico in queste settimane che pure lo vedono in prima linea coi suoi massimi esponenti locali: forse è una manifestazione chiara del clima che si respira nelle sue stanze? Infatti la battaglia in corso potrebbe prendere delle pieghe impreviste, qualora lo scontro Ceccuzzi-Mancini rappresentasse la fine dell’asse di ferro che ha sostenuto Ceccuzzi prima nella sua scalata alla segreteria del Pd cittadino e poi nella sua candidatura a Sindaco, ovvero l’alleanza su basi solide e concrete tra lui e i fratelli Monaci. Certo, è possibile che il primo cittadino voglia “scaricarsi” di un fardello così ingombrante che costa soprattutto in termini di posti prelibati (ora poi che questi posti appetiti diminuiranno drasticamente), e magari stia cercando di dividere i due fratelli per diminuirne il peso politico, soprattutto in Consiglio Comunale. Ma per fare questo avrà sicuramente bisogno di appoggi a livello “romano”, perché la partita potrebbe estendersi a tutto il Pd, come lasciava intendere un pezzo su L’Unità di alcuni giorni fa.

Il paradosso è che Ceccuzzi sembra attaccare e sfiduciare tutta la Fondazione – certamente per costruirne una a sua immagine e somiglianza (magari con nomine meno “passeggere” dell’unica fatta finora) in vista delle nomine bancarie – quando in essa siedono due suoi fedelissimi (nella Deputazione Amministratrice ci sono Piazzi e Fabbrini) e da essa ha tratto Paola Rosignoli per incaricarla dell’importante assessorato all’Urbanistica.

Quindi, o la guerra a Mancini porterà a “equilibri politici più avanzati” (come si dice in politichese) basati su adeguate compensazioni ad Alberto Monaci – magari legate al futuro politico del suo “protetto” Alessandro Pinciani – e ad una ri-locazione delle pedine di Alfredo (sempre Monaci), oppure la rottura è reale e assisteremo ad una battaglia politica vera e sostenuta. Magari anche a livello nazionale, con la ridiscussione degli equilibri e dei rapporti tra ex-Ds ed ex-Margherita.

E, forse, è proprio a livello nazionale che Ceccuzzi, nei suoi molti viaggi nella Città Eterna compiuti negli ultimi giorni, ha ricevuto la copertura politica per compiere il passo; probabilmente addirittura da D’Alema, che da (troppo) tempo si interessa (ahinoi) delle vicende senesi (ricordiamo la sua presenza alla Coop di San Miniato per la campagna elettorale del Sindaco).

A Roma si sarà discusso anche del destino di Mussari, che sembrerebbe segnato, dopo la famosa intervista del Sindaco, ma non si può mai dire specie se l’Avvocato continuasse a godere di alcune forti amicizie ancora in sella (tramontata la stella di Tremonti) quali quella di Bassanini e signora: addirittura si ipotizza uno scambio “alla pari” tra Monte e Cassa Depositi e Prestiti, per cui Bassanini potrebbe prendere il posto di Mussari e viceversa. È utile ricordare che Bassanini è stato a lungo senatore Ds, eletto nel collegio di Siena.

Inoltre, è certo che Mussari abbia dato il placet all’arrivo di Viola (che qualcuno avrebbe visto alloggiare all’Hotel Garden prima del Capodanno), prima ancora di essere autorizzato dal CdA della Banca, che si riunisce il prossimo 12 gennaio, per cui è quantomeno strano che un Presidente dichiarato uscente possa impegnare il futuro CdA con una scelta tanto pesante. Che Viola, il fiore rimasto in mano dopo che gli altri petali della rosa si erano disimpegnati, sia la fine della Margherita?

Per togliere tutti d’impiccio, compresi i giornalisti, il Presidente attuale (“pro tempore”, come ama definirsi) della Banca è volato in Africa lontano da queste giornate senesi tanto burrascose e amare, mentre i Sindacati uniti della Banca (leggi) ne hanno chiesto con forza le dimissioni (le hanno chieste anche di Mancini, non si sa con quale legittimità) e nessuno a difenderlo, nemmeno i tanti miracolati dalla sua amicizia protettiva. Che abbia preferito affrontare i leoni della Savana piuttosto che le vipere della città?

Comunque è importante tenere a mente questa sequenza di avvenimenti futuri: 12 gennaio CdA della Banca; 20 gennaio presentazione a Bankitalia del Piano di Banca Mps “contro” l’EBA; 2 febbraio Assemblea Straordinaria della Banca (con odg per ora poco interessante ma chissà …); metà febbraio presentazione del Piano di Rimodulazione da parte della Fondazione, marzo-aprile rinnovo degli organi della Banca.