L’inchiesta che ha travolto l’Ato Rifiuti Toscana Sud va a dare fiato alle proteste dei sindaci maremmani, molti dei quali già piuttosto scettici sul nuovo gestore. Proteste trasversali, che accomunano i primi cittadini del centrodestra a quelli del centrosinistra, seppure con toni differenti. Quello grossetano, Antronfrancesco Vivarelli Colonna, ad esempio, si è messo a capo dei colleghi del centrodestra (Orbetello, Monte Argentario, Magliano in Toscana e Isola del Giglio), i quali stanno valutando il ritorno alla gestione diretta dei servizi ambientali. Il sindaco di Capalbio, Luigi Bellumori (Pd), invece dopo aver chiesto alla Regione Toscana il commissariamento dell’Ato ora lancia un appello perché vengano tutelati i primi cittadini da questa vicenda. E in mezzo alle polemiche entrano anche gli ambientalisti (da Legambiente alla Lipu), che invitano i sindaci a dimettersi dal tavolo dell’area vasta «adottando soluzioni di riorganizzazione e gestione su dimensioni territoriali omogenee per farsi carico degli interessi della collettività», come si legge nella nota congiunta.
«No all’Ato unico» Il primo a far sentire la propria voce, comunque, è Vivarelli Colonna, che già all’indomani dell’inchiesta ha avanzato l’ipotesi di far costituire il Comune di Grosseto come parte civile. «La mia amministrazione ha voluto, appena insediata, unificare le deleghe in materia sotto un unico assessorato e ricostituire immediatamente il settore ambiente che era stato smantellato fin dal 2013» dice il sindaco grossetano, bocciando poi la proposta del governatore Enrico Rossi di un unico Ato Rifiuti regionale. «La strategia della Regione ci pare pericolosa ma molto chiara: coprire il fallimento dei tre Ato sostituendole con un solo, immenso Ato regionale. In questo modo le tariffe, già immotivatamente raddoppiate con l’entrata in funzione dell’Ato Rifiuti Toscana Sud, schizzerebbero alle stelle».
«Sempre stati perplessi» Anche dalle amministrazioni guidate da liste civiche la preoccupazione su quanto sta avvenendo è alta. A Manciano il vicesindaco Antonio Camillo ricorda come alla fine questa tipologia di gestione non abbia mai veramente convinto in paese. «Fin dall’inizio della gestione unitaria del servizio sulle province di Arezzo, Grosseto e Siena – dice – il Comune di Manciano, si è contraddistinto per le numerose azioni di contrasto rispetto ad un sistema di gestione che ritenevamo e riteniamo sbagliato, producendo documenti presentati nelle assemblee di Ato, comunicati stampa, fino a scrivere ufficialmente a Regione e Ministero per esporre le nostre perplessità rispetto ad un sistema che palesemente ha portato ad un aumento importante dei costi a carico dei cittadini, senza miglioramenti del servizio e senza aumenti delle percentuali di raccolta differenziata».
Nel centrosinistra la situazione è la stessa. Luigi Bellumori, ad esempio, chiede maggior potere per i sindaci all’interno dell’Ato. «I sindaci che hanno la responsabilità gestionale del servizio devono poter effettuare tutte le verifiche sul contratto di servizio e anche su tutte le fasi antecedenti e successive alla stipula del contratto di servizio medesimo – dice il sindaco di Capalbio – All’interno dello statuto deve essere rivisto il tema del controllo delle attività generali. Un controllo del quale la Regione Toscana non può e non deve esimersi». Sulla stessa linea il sindaco di Sorano Carla Benocci. «Da oltre due anni – dice – in particolare i Comuni della zona della provincia di Grosseto hanno manifestato nelle varie sedi, compresa l’assemblea dell’Ato, contrarietà ai costi elevati di tali servizi, erogati, direttamente o indirettamente da Sei e, spesso, alla non rispondenza della qualità di tali servizi con i loro costi».