Nessuna offerta per la Richard Ginori, la storica fabbrica di porcellane di Sesto Fiorentino dichiarata fallita lo scorso 7 gennaio (leggi). Il termine fissato dal tribunale di Firenze per la prima asta fallimentare, infatti, scadeva alle 12 (leggi): base d'asta per rilevare la storica azienda delle porcellane, 14,2 milioni di euro. Una cifra superiore di oltre un milione rispetto all'offerta di Lenox-Apulum in sede di concordato preventivo, che a detta dei sindacati ha scoraggiato i potenziali acquirenti. La procedura di vendita della manifattura dovrebbe comunque proseguire, e il curatore fallimentare Andrea Spignoli dovrebbe presentare un nuovo bando per l'asta. Il termine per la presentazione di eventuali offerte al Tribunale di Firenze in risposta al bando emanato dal curatore fallimentare Andrea Spignoli, era fissato per oggi alle 12
Il lenzuolo bianco dei lavoratori «La nostra idea è che si debba rifare immediatamente un'altra asta», ha affermato Bernardo Marasco (Filctem-Cgil) davanti alla fabbrica di Sesto Fiorentino, dove stamani i lavoratori hanno esposto lenzuoli bianchi con centinaia di firme apposte in segno di solidarietà per la grave situazione della Richard Ginori, aspettando sotto la pioggia notizie dal Tribunale. Sindacati e politica concordano con la richiesta di un nuovo bando: l'operazione potrebbe essere realizzata nel giro di un mese. «Serve un imprenditore serio con un progetto industriale serio, che tuteli l'occupazione», ha detto Marasco. I Cobas tuttavia accusano Spignoli di aver presentato una base d'asta troppo alta e il Tribunale di aver preso una decisione «scellerata» dichiarando il fallimento lo scorso 7 gennaio: il piano per il concordato preventivo fu allora rigettato, dopo che il collegio dei liquidatori aveva scelto l'offerta della cordata Lenox-Apulum per rilevare l'azienda, messa in liquidazione nella primavera del 2012 a causa degli enormi debiti, con più di 300 lavoratori in cassa integrazione. Adesso i Cobas chiedono l'inserimento di una clausola sociale nel nuovo bando, e la riaccensione del principale forno di cottura dello stabilimento per proseguire l'esercizio provvisorio.