FIRENZE – Consentire l’apertura di acconciatori, estetisti e in generale delle imprese dei servizi alla persona anche nelle zone rosse, combattendo al contempo l’illegalità che si sta diffondendo.
Queste due delle principali richieste che Cna Toscana ha portato all’attenzione del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani e dell’assessore alle attività produttive, Leonardo Marras, affinché si facciano promotori di tale istanza, presso il Governo. Cna, a livello nazionale, ha promosso anche una raccolta firme a sostegno del settore benessere, che in pochi giorni ha superato le 50.000 adesioni.
«Dilagano lavoro a domicilio e abusivismo»
La chiusura delle attività legali, infatti, spiega Cna Toscana, «sta incentivando il lavoro a domicilio, che è proibito e il dilagare dell’abusivismo da parte di soggetti che si improvvisano parrucchieri ed estetisti ma non ne posseggono i requisiti e non rispettano le norme di sicurezza, contribuendo in tal modo alla diffusione del virus». Il settore, a tutela di clienti e dipendenti, si è invece dotato di tutte le garanzie necessarie a riaprire saloni di acconciatura e centri estetici, rispettoso delle più rigorose norme e procedure igienico-sanitarie. Non è un caso che in questi mesi non abbiano rappresentato fonte di contagio proprio in virtù delle modalità organizzative che hanno adottato lavorando su appuntamento e non generando assembramenti. Per questo Cna Toscana ha consegnato al presidente Giani e all’assessore Marras una lettera nella quale richiede l’apertura delle attività, anche nelle zone rosse. Nella missiva si richiede anche di rivedere il dispositivo di erogazione dei contributi e di incrementarne l’entità, per scongiurare fenomeni socialmente devastanti quali chiusure e licenziamenti, in un settore peraltro ad alta densità di lavoro femminile e giovanile.
15mila aziende coinvolte in Toscana
In Toscana, nello specifico, quasi 15mila piccole aziende, tra acconciatori, estetisti e tatuatori, che impiegano circa 30mila addetti e che nell’ultimo anno hanno registrato cali di fatturato del 25%. Proprio per questo, la maggior parte sono rimaste escluse dai sostegni, che fissano la quota minima al 30%. Se la situazione non migliorerà a breve, il rischio è che il 30% di queste aziende non riesca a sopravvivere nei prossimi mesi.