Questo post non è un messaggio di fine anno. Già bastano – e avanzano – quelli di Napolitano e Grillo annunciati per stasera. Semmai è una riflessione meno costretta dentro le mura senesi. Perché Siena è comunque in Toscana, in Italia, in Europa, nel mondo. Se solo se ne accorgesse con maggiore consapevolezza. L’anno che se ne va, si merita un grazie, comunque sia andata. E una pacca sulle spalle perché è il suo ultimo giorno. Per il nuovo, basta un sorriso. Lui è forte della speranza, pensa a grandi cose. Non ha neppure un rimpianto. E come tutti noi ha tutto un anno davanti. Anno importante il 2015 per la Toscana. Immersa come tutto il resto del Paese in una crisi che morde ai polpacci come faceva Gentile con Maradona. Crisi strana, affrontata con inni alla fiducia da parte di chi governa e con piglio numerico dagli analisti. Come l’istat, che proprio oggi annuncia: si va verso lo stop alla recessione, ma per il lavoro nulla da fare, la disoccupazione aumenterà. E allora non si capisce bene niente. Senza il lavoro come fa ad attenuarsi la crisi? Anche in Toscana quello occupazionale è il primo bisogno, con qualche spiraglio per le cose che arrivano dalla Lucchini, per esempio, ma con una consapevolezza che ha trovato sintesi in un tweet di poche settimane fa del Governatore Enrico Rossi: «la crisi pone una serie di interrogativi tra sviluppo e persone. Così non tiene più. Serve nuova risposta». Quale sia la nuova risposta, è ancora da definire. Mancano o latitano gli appigli fondamentali per ogni ripresa: il credito, le infrastrutture. Il credito in Toscana soffre della profonda crisi del Monte dei Paschi, per anni al centro del sistema bancario toscano, alla prese con l’ennesimo aumento di capitale in primavera dopo la bocciatura europea. Mps che ancora non esce dal disastro provocato dal sistema di potere politico-finanziario tutto senese con appigli nazionali. E per l’altro ingrediente di ripartenza, le infrastrutture, il 2015 deve segnare svolte concrete: dalla Tirrenica ai tratti autostradali, alla Siena-Firenze, come evolveranno i lavori della Tav. E soprattutto, che anno sarà per l’eterna querelle sulla pista di Peretola? Il 2014 finisce fra polemici areoplanini sull’albero di Natale del Comune di Prato, ricorsi al Tar, manifesti “anti” affissi a Sesto Fiorentino e il segretario del Pd regionale, Dario Parrini, che dice «Fatevene una ragione: la nuova pista si farà». E la politica che dovrebbe trovar sintesi, già appare avvinta nelle spire della campagna elettorale per le elezioni di maggio. Rossi pronto per la ricandidatura, Luciano Modica che vorrebbe sfidarlo alle primarie, il Pd che deciderà, probabilmente già a gennaio. Il suo segretario nazionale, Matteo Renzi, trascorrerà la prima notte di Capodanno da Premier. Da quel 22 febbraio del 2014 in cui è diventato Presidente del Consiglio, il più giovane della nostra storia, annunciando un nuovo Paese, non è passato tanto tempo. Il ragazzo di Rignano che ha sfidato i potenti, soprattutto del suo partito, che parevano eterni, è ancora sotto esame. Perchè l’Italia ancora non riparte, non c’è jobs act che tenga. E d’altronde se l’ascesa dell’ex sindaco di Firenze può avere del “miracoloso” per la dinamica e gli effetti dirompenti, Renzi non è abilitato – almeno non risulta – ai miracoli. Semmai un dato, il Premier dovrà tener presente. Siccome spesso ha sferzato chi lo critica, con l’epiteto di essere gufi, sventolando anche una sorta di rivalsa generazionale degli under 40, beh l’11 gennaio Matteo I° compie 40 anni. Niente a che vedere con i 90 di Napolitano che finalmente se ne andrà in pensione, ma insomma, l’inventore della Leopolda, giunge anche lui a un giro di boa. Perchè quella del tempo è l’unica ruota che gira uguale per tutti. Per il resto c’è solo da auspicare, per tutti noi, che vada come nel dialogo leopardiano. Dice il Passeggere: «.. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?» Risponde il Venditore di Almanacchi: “Speriamo”. Buon 2015.