«Oh Eugenio, ma ‘indo tuvvai con codesta fascia!». L’esordio internazionale del simbolo della Regione Toscana è stato anche la sua stroncatura. Speriamo definitiva. Protagonisti Eugenio Giani, fresco presidente del Consiglio regionale toscano e il presidente del Consiglio Matteo Renzi poco prima dei saluti ufficiali in Cortile del Michelozzo con il premier israeliano Benjamin Netanyahu in visita a Firenze nei giorni scorsi.
La notizia, riportata dal Corriere Fiorentino, è tanto più sorprendente se si considera che Giani, fedelissimo del Premier, a detta dei presenti, si sarebbe rapidamente sfilata di dosso l’ingombrante fascia bianca e rossa bofonchiando che «è solo un prototipo». Ma basta davvero una battuta in vernacolo per stroncare questa bella pensata? Renzi nel confermare di sapere ancora cogliere al volo il senso delle cose e, qualche volta, del loro ridicolo, ha trattato Giani come Totò l’onorevole Trombetta nella famosa scena dellla cuccetta letto. «Onorevole? Ma mi faccia il piacere».
Con tutte le problematiche, infatti, che affliggono la società toscana, le difficoltà di una classe politica nell’interpretarne i cambiamenti e una Regione in cerca d’identità era proprio necessaria introdurre la fascia di rappresentanza?
A quanto pare, poi, alle novità anche le più sulfuree si lavora sempre con accigliata e pedante serietà. La Nazione, a firma Paola Fichera (“La politica e il senso del ridicolo”, 2 settembre), riferisce che sul tema la commissione Affari istituzionali di Palazzo Panciatichi avrebbe non solo votato all’unanimità (minoranze e Movimento 5 Stelle comprese) l’introduzione del fondamentale orpello ma anche discusso animatamente, con tanto di ordini del giorno, su come dovrà essere, il tono cromatico (colore, saturazione, luminosità) del rosso e dell’argento, il Pegaso regionale che non dovrà rischiare di essere confuso con altri pegasi (da cosa li distingueranno dal loro librarsi in volo?) e l’uso dei materiali che siano di provenienza locale e la fascia lavorata da sapienti mani toscane”.
A tutto questo si aggiunga il pericolo, per chi non è fiorentino e forse non lo sa, che Eugenio Giani è personaggio politico effervescente e unico nel suo genere. Frutto della politica della Seconda Repubblica sebbene abbia più di un piede anche nella Prima, socialista liberale, poi con il movimento di Lamberto Dini, in seguito diessino fedelissimo di Leonardo Domenici prima e piddino con Matteo Renzi poi. Una sorta di “Rieccolo” alla fiorentina, per usare la fulminante definizione che di Amintore Fanfani ebbe Indro Montanelli. Adesso, dunque, rischiamo di trovarcelo ovunque in Toscana.
Partitona di calcio scapoli-ammogliati? Sagra del totano o festa della birra? Raduno di scooter o auto d’epoca? Mostra dell’esimio pittore locale? Eccolo, il Giani a presenziare, con tanto di fascia bianca a strisce rosse ben luminose e Pegaso alato. A quel punto, però ,ognuno sarà anche autorizzato a salutarlo come il Premier: «Eugenio, ’indo tuvvai con codesta fascia!».
Ah, s’io fosse fuoco