«Io sono un cultore della disciplina di partito, però credo che sulla Costituzione ognuno possa agire secondo coscienza». Lo ha detto Matteo Orfini, presidente dell’assemblea nazionale del Pd, a proposito del dibattito interno sul referendum confermativo della riforma costituzionale. «Certo, sarebbe auspicabile che un partito trovasse l’unità – ha aggiunto, a margine di un dibattito alla Festa dell’Unità di Firenze – ma questo è affidato ai processi politici, non alla disciplina».
La Bibbia della democrazia «Penso che vinceremo il referendum – ha proseguito Orfini – e preferirei non prendere in considerazione subordinate. Credo che per vincerlo ci sia bisogno di impegnarsi tanto in questi mesi, e confrontarsi tanto. Chi come me è convinto che la riforma costituzionale faccia il bene del Paese non deve aver paura di confrontarsi con chi la pensa diversamente. Fra qualche giorno sarò alla festa di Sinistra Italiana a dibattere con De Magistris e D’Attorre, cercherò di convincerli a votare sì…». Secondo il presidente del Pd, in ogni caso, «la Costituzione non è una legge ordinaria, è la Bibbia della democrazia, quindi è naturale che si possano avere idee differenti». Orfini nega comunque di essere passato tra le fila dei sostenitori democrat del no, che in questa fase sembrano fare riferimento a Massimo D’Alema: «No – ha concluso, sorridendo – non mi ha mai invitato, peraltro».
Messaggio a D’Alema «L’ho detto personalmente a D’Alema, e glielo dico pubblicamente: rifletta prima di mettersi a fare i comitati del no» al referendum costituzionale, «non per disciplina di partito, che non esiste sulla Costituzione, ma per quello che lui ha rappresentato nella storia della sinistra italiana e del Paese». Ha affermato poi Orfini evidenziando come la posizione di D’Alema è «incomprensibile per la sua cultura politica», perché l’ex premier ha combattuto negli anni «una battaglia durissima contro una deriva minoritaria e settaria della sinistra italiana, la sinistra del radicalismo e del giustizialismo, invocando il primato della politica con una impostazione riformista». Per il presidente del Pd, le attuali posizioni dell’ex premier «lo fanno ritrovare a fianco di quei professori che a Firenze lo processarono in un palazzetto dello sport».