Ho avuto l’opportunità, e il piacere, di fare un’esperienza di realtà aumentata in Piazza dei Miracoli a Pisa.
La modalità è molto semplice: si indossano gli speciali occhiali con auricolare e batteria e si seguono le indicazioni che si vedono negli occhiali stessi e nella mappa che indica i punti in cui la realtà aumentata si attiva.
Il primo è subito all’uscita dell’ufficio di informazioni turistiche dove viene fatto il noleggio: si guarda la Torre pendente dall’alto verso il basso e negli occhiali appare un’attrice che interpreta Kinzica de’ Sismondi, eroina pisana, che ci dà il benvenuto in città. Poi si prosegue con una serie di informazioni generali e si arriva all’ingresso del Battistero: anche in questo caso si guarda il portale e parte il relativo filmato. Ci si volta verso la cattedrale ed ecco che ci vengono rivelate alcune curiosità della facciata del Duomo. E così via, fino a completare – in meno di un’ora – l’intero percorso di visita del complesso monumentale della piazza.
La tecnologia è agli inizi, suscettibile di sviluppi e miglioramenti oggi impensabili, e naturalmente la qualità dei filmati dipende in larga parte dai soldi che si hanno a disposizione per realizzare effetti speciali che stupiscano, scrivere testi più o meno incisivi e divertenti, o per ingaggiare gli attori che interpretano i vari personaggi (è Galileo Galilei a darci il saluto finale e ad invitarci a tornare nella sua città).
Ci sono due aspetti – collegati fra loro – che mi sono piaciuti molto e che spero non si perdano con l’evoluzione tecnologica.
Il primo è che la realtà aumentata non tende a sostituire la realtà “normale”, non tende a farci perdere dentro il mondo virtuale, ma al contrario stimola la curiosità, fa vedere, o capire, particolari in più rispetto a quelli che avremmo notato da soli e dunque stimola a toglierci gli occhiali ed andare a vedere direttamente le cose.
Il secondo aspetto è che la realtà aumentata – proprio perché si concentra soltanto su alcuni aspetti – non ha la completezza di una normale visita guidata, e dunque si può (a mio parere: si deve) integrare benissimo con il lavoro delle guide turistiche, che possono senz’altro rendere più ricchi, divertenti ed emozionanti i loro tour proprio grazie all’uso degli occhialini.
Magari contribuendo in prima persona – loro che conoscono meglio di tutti le richieste dei turisti – alla elaborazione di testi, immagini e sorprese della realtà aumentata.