Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei tre immobili di lusso – operato da Gip Matteo Zanobini col Pm Gianni Tei e il colonnello della polizia tributaria di Firenze Adriano D’Elia – è il frutto degli accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza a partire dal 2012 sulla Roberto Cavalli Spa che ha portato alla denuncia di Cristina Cavalli, figlia dello stilista e altri 8 amministratori di diritto e di fatto di una societa’ con domicilio fiscale a Dublino. I tre immobili di pregio, sequestrati per un valore di 1,7 milioni di euro, sono uno sui Lungarni a Firenze nei pressi di Ponte Vecchio, dal valore di 1 milione e 215mila euro, di proprietà di Cristiana Cavalli, la figlia di Roberto Cavalli; una villa a Cortona dell’irlandese William Gormann, del valore di 721mila euro; un altro immobile in centro a Roma di Gianluca Brozzetti, valutato 2 milioni e 171mila euro due degli altri amministratori indagati. Il decreto di sequestro è arrivato perché avrebbero omesso di dichiarare redditi per 10 milioni di euro nell’arco di tempo che va dal 2005 al 2010, con una presunta evasione di imposte dirette per 3 milioni di euro.
Le indagini Nell’occhio del ciclone una società irlandese: la Statelin Limited con sede a Dublino, dove vige un regime fiscale agevolato. La Statelin Ltd percepisce le royalties per lo sfruttamento del marchio. Il Gip Zanobini ritiene che questa società possa essere in realtà una scatola vuota, nata col solo obiettivo di localizzare all’estero guadagni per sottrarli al fisco italiano. Sarebbe l’ennesimo caso di esterovestizione con l’Irlanda e cioe’ la fittizia localizzazione all’estero della residenza fiscale di una società che, al contrario, ha di fatto la sua attività e persegue il suo oggetto sociale in Italia. Se la localizzazione fiscale in Irlanda della Statelin Limited risultasse reale sarebbe tutto lecito, ma gli inquirenti sarebbero convinti del contrario.
La presa di posizione «Faremo ricorso al Riesame». Sandro Traversi, difensore di Cristiana Cavalli e Sara Gennai, legale di Gianluca Brozzetti, dichiarano: «Entro 10 giorni faremo ricorso al Tribunale del Riesame. Questo sequestro si basa sulla presunzione tributaria che se gli amministratori sono residenti in Italia, anche la società si presume italiana. Ma si tratta di un criterio obsoleto, considerata l’evoluzione dei mezzi telematici».