SIENA – Alessandro Gassmann alla regia e Giorgio Pasotti in scena si misurano, al Teatro dei Rinnovati venerdì 6 dicembre, con i ‘Racconti Disumani’.
Parlano di uomini agli uomini attraverso il dittico ’Una relazione accademica’ e ‘La tana’ di Franz Kafka. La narrazione incentrata su vicende animali o animalesche, definite ‘disumane’, mette a nudo la superficialità di certi stereotipi e le banalizzazioni sulle quali troppo spesso finiamo per inciampare. Luoghi comuni che svelano il nostro innato bisogno di un riparo perfetto che ci metta al sicuro da ogni complessità.
Il racconto parla di un animale, una scimmia, che decide di diventare il più possibile simile agli uomini per cercare non la libertà, ma una via d’uscita dalla sua condizione di essere in gabbia. Una storia nella quale un essere umano sceglie di tornare allo stato di bestia, e quindi di allontanarsi dai suoi simili e dalla civiltà, perché si sente braccato, minacciato dal suo stesso mondo.
«Nei due racconti che ho scelto – spiega Alessandro Gassmann -, Franz Kafka descrive due umanità ‘disumanizzate’. Nella relazione presenta una scimmia divenuta uomo, che descrive questa sua ‘metamorfosi’. Nella tana parla di un uomo che, terrorizzato da ciò che non conosce, vive come un animale sotterraneo, in attesa di un nemico del quale è terrorizzato, ma del quale sa molto poco. Kafka, nei suoi racconti, come in tutto quello che ha scritto, sorprende, lavora sulla parte profonda di noi stessi, sempre con una visione personale, riconoscibile, inimitabile».
Per poi parlare di Giorgio Pasotti. «L’unico protagonista che – continua il regista – stimo: dimostra con questi due personaggi, e con questa scelta condivisa, di aver raggiunto una maturità artistica, ed una voglia di sperimentarsi, molto rara nel panorama teatrale italiano».
A cosa porta la solitudine raccontata da Kafka? Ad una condizione non tanto di bestialità, quanto di disumanità. I protagonisti rinunciano alla loro presa di coscienza in quanto esseri viventi, tentando di trasformarsi in ciò che non sono e mai potranno essere. Fuor di metafora, la disumanità richiamata nel titolo consiste nell’estraniarsi da se stessi e, conseguenza, rispetto agli altri e al mondo ai quali naturalmente essi appartengono. Da qui la sensazione di rigetto che entrambi provano meditando su ciò che sono diventati.
Inizio spettacolo ore 21; si replica sabato 7 e, ore 17, domenica 8 dicembre.