ROMA – “Credo che le nebbie inizino a diradarsi, anche se al momento non ci sono certezze”.

Così il senatore Dario Parrini, uno dei 1009 grandi elettori che da domani (prima votazione a partire dalle ore 15.00) parteciperanno alle elezioni per il prossimo Presidente della Repubblica. Parrini è intervenuto alla diretta streaming del portale toscanalibri.it per la presentazione del volume di Valdo Spini “Sul Colle più alto”.

“Siamo a poche ore dall’inizio della stretta finale dei preparativi della prima chiama della votazione – ha detto Parrini -. La mia opinione è che la situazione di equilibrio tra i due principali schieramenti in Parlamento impone che si arrivi a una scelta condivisa. Nessuno dei due poli tradizionali ha autosufficienza per eleggere da solo il Presidente della Repubblica e si andrà forzatamente all’individuazione di una figura di equilibrio”.

“La scelta del Partito Democratico di non mettere sul tavolo in maniera unilaterale risponde proprio alla consapevolezza del quadro  di parità dei due schieramenti”.

Parrini ha poi ricordato poi le due elezioni presidenziali a cui ha partecipato, quella del 2013 con la rielezione di Giorgio Napolitano, e del 2015 con la elezione di Sergio Mattarella.

“Una situazione molto diversa da oggi. Nel 2015 il Partito Democratico guidato da Matteo Renzi, che era anche presidente del Consiglio, aveva una maggioranza relativa molto larga alla Camera e robusta al Senato. Dunque, Renzi era un regista riconosciuto da tutti che doveva fare delle mosse e non sbagliare ma nessuno poteva contestargli quel ruolo. E si arrivò a Mattarella in un modo un po’ strano, questo sì unico, dei franchi soccorritori. Mattarella cioè è stato l’unico candidato, nelle 12 elezioni presidenziali, che ha preso più voti di quanti gliene fossero attribuiti sulla carta, in base alle dichiarazioni delle forze politiche. Di solito, tutti hanno avuto un calo, anche Ciampi nel 1999 o Cossiga nel 1985, ma nessuno aveva mai ricevuto più voti del previsto. E il 3 febbraio 2015, invece dei 629 voti previsti quando iniziammo la quarta chiama e ne uscì con 665. Un ricordo che per me fu molto piacevole. Oggi le cose sono molto diverse e serve un più di responsabilità da parte di tutti per comprendere che serve una figura super partes, che possa essere vissuta da entrambi gli schieramenti non come una sconfitta ma come un passo in avanti”.