Costituzione_ItalianaLa Costituzioni non parlano solo attraverso articoli e commi: anche lo “spirito costituente” che le ha generate dice molto sulla loro natura e su quale Paese gira loro intorno; e ciò vale anche per le riforme costituzionali, soprattutto quando sono molto incisive come quella che verrà sottoposta al referendum di ottobre.

Per questo motivo è utile domandarsi cosa rimarrà sedimentato nella coscienza collettiva degli italiani dopo una campagna referendaria per il sì che pare ormai incanalarsi su due filoni dominanti: l’idea dell’uomo solo al comando (o del partito) e quella della necessità di cancellare le inutili poltrone stipendiate dei senatori.

Si badi che non mi riferisco alla sostanza giuridica della riforma, ai suoi reali effetti nei meccanismi istituzionali; il mio qui non è un ragionamento nel merito della riforma.

Mi riferisco al modo in cui si sta cercando di convincere gli italiani a votarla, ai valori sui quali si cerca di costruire il consenso sulla nuova seconda parte della Costituzione e al sentimento collettivo intorno al quale si sta tentando di far maturare il nuovo patto.

Mi riferisco alla diffusione dell’idea che la stabilità dei governi sia un valore al di sopra di ogni altro, al quale sempre sacrificare la rappresentatività, e da ottenere delegando ad un solo partito – ed essendo i partiti ormai verticistici se non personali – a pochi uomini o ad uno solo, la guida del Paese.

Alla convinzione che le alleanze tra partiti siano sempre e comunque un male, che non possano esistere accordi politici che non siano inciuci con secondi fini inconfessabili, che il confronto democratico sia sempre fatto di chiacchiere che disturbano i fatti prodotti da chi detiene le leve del comando.

referendumOppure che i dibattiti parlamentari, l’autonomia degli eletti nel rappresentare la Nazione, i compromessi tra le posizioni di gruppi diversi, i diritti delle minoranze, siano solo un freno all’approvazione di buone leggi, le quali devono essere invece predisposte dal governo e sfornate in men che non si dica da parlamentari compiacenti.

Tutto più semplice si dice, ma in realtà tutto più spicciolo e, nella denigrazione degli organismi rappresentativi fatta in nome di un legame diretto tra elettori e leader, tutto piuttosto populistico.

Non sto dicendo che la riforma traduca in costituzione questi concetti, sto dicendo che su questi concetti si incentra la propaganda, che sulla base di questa visione si pensa di convincere gli italiani a votare la riforma.

Per non parlare del tormentone sulla cancellazione delle 315 poltrone dei senatori. Una propaganda da antipolitica classica, secondo la quale la riforma produrrebbe effetti positivi per il solo motivo di mandare a casa qualche centinaia di parlamentari. Come se, appunto, i politici e la politica fossero per definizione e per legge di natura contro i cittadini, una spesa comunque inutile, un fardello di cui disfarsi.

Inutile osservare che se si fosse davvero trattato di un problema di spesa, dimezzando tutte le indennità e spese varie per gli attuali parlamentari si sarebbe risparmiato molto di più che cancellando il vecchio Senato e lasciando inalterate quelle dei deputati, come si è invece fatto

referendum-2-2Perché la propaganda sa quanto faccia presa la rappresentazione dei 315 parlamentari cacciati da Roma, rimandati al loro lavoro, interrotti nei loro sporchi affari o nel migliore dei casi nella loro inefficienza, come se la politica non potesse che essere una roba sporca e sporco non potesse che essere chi la fa.

Come se il problema non fossero magari le classi politiche del momento, ma i politici e la politica in quanto tali.

Attenzione, l’idea di un uomo solo al comando che risolve i problemi di tutti, e l’antipolitica infarcita di antiparlamentarismo, sono robe già riviste a queste latitudini, altro che Italia del futuro e del cambiamento! Sono un vecchio riflesso condizionato del Paese.

Ci vorrebbe dunque la responsabilità di tenere sempre bene a mente che il referendum di ottobre produrrà i suoi effetti, se vinceranno i sì, non solo nel nostro assetto istituzionale, ma anche nella cultura politica degli italiani, nelle coscienze dei nostri cittadini. E forse il secondo effetto sarà persino più importante del primo.

Sarà un bel disastro se gli italiani dovessero votare sì nella definitiva convinzione che la politica sia solo uno schifo, e che dunque meno politici si aggirano per la penisola e meglio è. Nonché se si convincessero del fatto che il Parlamento è un luogo inutile, dove ci si deve limitare a ratificare, e velocemente, le volontà del governo; ed al contempo pensassero dunque che l’unica soluzione possibile sia quella di dare tutto in mano all’uomo della provvidenza di turno.

Non produrrà niente di buono per nessuno continuare ad alimentare, assecondare, amplificare le tendenze qualunquiste e antipolitiche presenti nel Paese solo perché si è capito che possono essere indirizzate strumentalmente verso il sì.

La cosa finirà per ritorcersi contro tutti nel tempo, anche contro chi dovesse goderne dei temporanei benefici politici.

Comprensibile e legittimo che chi ha voluto questa riforma impieghi tutte le proprie energie per arrivare alla sua definitiva approvazione, considerando anche che sono in gioco le storie politiche dei protagonisti.

Sarebbe però importante farlo convincendo gli italiani nel merito, spiegando il funzionamento del nuovo sistema, cogliendo anche l’occasione per educarli ai nostri valori costituzionali, e magari per dare l’esempio di un confronto democratico civile e rispettoso tra i fautori del sì e quelli del no.

referendum-costituzionale-2016Soprattutto sarebbe importante farlo con il senso del limite, cioè nella consapevolezza che non tutto è lecito per vincere.

Invece mi pare ci si muova pensando che l’unica cosa che conti davvero sia che prevalgano i sì, e che il modo migliore per ottenerlo sia stimolare, come magari suggeriscono i sondaggi, gli istinti e non la ragione.

Ma voler far vincere il sì con ogni mezzo, promuovendo uno spirito costituente sbagliato, e riducendo tutto ad una tecnica di propaganda autonoma da ogni responsabilità etico-politica, rischia di condurre il vincitore a marciare sulle macerie delle coscienze democratiche.

Oltre che a condurlo ad una vittoria inutile, perché chi di antipolitica ferisce prima o poi…