Alcune polemiche, forse la maggior parte, sono poco utili. Altre, non molte, vale la pena sostenerle. Quella sul fast food in piazza Duomo a Firenze è di quelle da sostenere, perché, parafrasando Manzoni, mi viene dal cuore dire che quel McDonald’s non s’ha da fare, né domani né mai.
Escluse le evidenti ragioni del colosso della ristorazione rapida, gli altri favorevoli sostengono che in fondo i fast food ci sono già in altre splendide piazze italiane, a cominciare da piazza di Spagna a Roma, e che Firenze sarebbe solo una in più. Oppure affermano che è provinciale e retrogrado escludere il rinnovamento in atto da decenni nel modo di mangiare e che i turisti sono abituati al Big Mac e non possono arrivare fino alla piazza della stazione di Santa Maria Novella per mangiarne uno. Al che mi verrebbe subito da chiedere: «Chi ha stabilito che non possono spostarsi di 300 metri, magari passando per San Lorenzo, così entrano al Mercato centrale e si fanno un giro in un posto dove il cibo ha un valore e non solo un fine?».
Tutte le motivazioni “pro” McDonald’s non mi convinceranno mai. Per una ragione semplice che batte tutte le altre: quella piazza non è il suo posto. La plastica degli arredi e dei contenitori, i colori sgargianti e allegri che vanno bene nel drive in, la modernissima e necessariamente standardizzata caratteristica dell’arredamento non saranno mai in grado di dialogare con i marmi del Duomo, la cupola del Brunelleschi o le porte scolpite dal Ghiberti e nemmeno con gli arredi d’epoca di altri locali dove si vende cibo che pure si affacciano sulla stessa piazza. E aggiungo che alcuni di quelli che ci sono già, farebbero meglio a trasferirsi altrove perché anche loro sono totalmente inadeguati. La scelta di un fast food in piazza Duomo è una scelta al ribasso, che nasce dalla logica perdente del “ci sono già strutture non adatte, che stridono con un posto tanto bello, una in più o in meno non cambia la sostanza e in compenso porta soldi”. Ripeto, è una logica perdente, perché nel tempo non paga.
L’ho già scritto altre volte e lo ripeto con convinzione: se l’agroalimentare e la ristorazione di qualità sono la nostra migliore bandiera, allora teniamola alta. Non teniamola a mezz’asta, come si fa per il lutto.
LA RICETTA Visto l’argomento, forse dovrei proporre come si fa un Big Mac, ma io sto dall’altra parte dell’Arno e quindi ora e sempre W il lampredotto (leggi)!