Si ferma alla prima stazione il treno veloce delle riforme di Matteo Renzi. Governo e maggioranza sono andati sotto due volte in commissione Affari costituzionali al Senato, dove si sono votati gli emendamenti al ddl Delrio per l’abolizione delle Province anche se nulla è perduto per la riforma che ha come scadenza tassativa le 18 di domani pomeriggio. A preoccupare ancor di più forse il l’ex sindaco di Firenze è il risultato ottenuto in Aula dalla pregiudiziale di costituzionalità presentata dal M5S contro il taglia-Province: respinta ma con soli 4 voti di scarto (112 i voti favorevoli, 115 i contrari e un’astensione che al Senato vale come voto contrario).
L’assenza «politica» in Aula A incidere sul voto l’assenza del senatore di maggioranza Mario Mauro che soltanto in seguito ha definito la sua assenza «politica». Per il senatore, secondo quanto si apprende, il ddl avrebbe dei «limiti di costituzionalità» e «i costi non sarebbero affatto diminuiti».
La fiducia del Pd Fiducioso il senatore del Pd Francesco Russo: «Il Senato voterà, entro domani, a favore dell’abolizione delle Province dimostrando che cambiare si può. Questi sono fatti ed è l’unica cosa che conta. In Commissione Affari Costituzionali si e’ verificato un episodio marginale che ha visto il governo e la maggioranza battuti su un emendamento dell’opposizione che restituisce alle Province le competenze sull’edilizia scolastica – ha sottolineato l’esponente pd – e su un emendamento del relatore che fissava un tetto all’indennità dei presidenti delle Province in misura non superiore a quella del sindaco del capoluogo dei comuni associati. Si e’ trattato di un incidente dovuto all’assenza di un senatore. Un episodio isolato – conclude il senatore Russo – che non influirà sul percorso dell’approvazione del provvedimento».
Un riforma antieuropea «La vera riforma era quella che prevedeva l’accorpamento delle Province piccole e degli uffici periferici dello Stato, con un vero dimezzamento e risparmi concreti. Ma non si è avuta né la forza politica né il coraggio per opporsi alle alte burocrazie dello Stato, e si è scelto di accontentarsi di una piccola riforma, banale, confusa, superficiale, che non produce risparmi ma anzi porta all’aumento della spesa pubblica. Una riforma antieruopea, del tutto in controtendenza con quanto accade nel resto dei Paesi Ue». Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, sottolineando come «questo Disegno di Legge che si sta approvando in Senato, non solo non abolisce le Province e non produce risparmi, come ha chiarito la Corte dei Conti, ma crea una grandissima confusione tra chi dovrà assicurare ai cittadini i servizi essenziali».
La fase di accompagnamento Stando alla riforma Delrio fino al 31 dicembre 2014 gli enti vivranno una fase di cosiddetto ‘accompagnamento’: se il ddl passerà definitivamente, per 9 mesi le giunte provinciali continueranno a esistere, e solo dal 1° gennaio 2015 il disegno dell’ex ministro degli Affari regionali, oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio, prenderà realmente forma. Da qui ad allora, le Province commissariate rimarranno tali, mentre le 52 che a maggio sarebbero dovute andare al rinnovo rimarranno in carica così come sono: ai vertici, gli stessi amministratori in scadenza che saranno tali per il periodo di transizione.