La legge di stabilità manderà in dissesto gli enti locali. L’allarme è univoco e a lanciarlo sono Province e Comuni italiani.

Risorse tagliate del 31% La legge di Stabilità è stata approvata dalla commissione Bilancio del Senato e adesso è all'esame dell'aula di Palazzo Madama. Ma Province e Comuni già sanno che non ci saranno sorprese piacevoli. «Governo e Parlamento approveranno, consapevolmente, una Legge di stabilità che manda in dissesto le Province, come confermano gli stessi interventi dei relatori – è il commento di Antonio Saitta, presidente dell’Upi – Evidentemente hanno deciso che la sicurezza nelle scuole, la manutenzione delle strade, gli interventi per la difesa del territorio sono diritti di cui i cittadini potranno fare a meno. Governo e Parlamento hanno scelto di tagliare del 31% le risorse destinate ai servizi. E’ evidente che si è scelto di adottare una linea iniqua, ben sapendolo. Avevamo infatti rappresentato al Governo, alla Corte dei Conti, al Commissario Straordinario Bondi e a tutti i gruppi parlamentari quali sarebbero state le conseguenze di questa scelta assurda, presentando, dati alla mano, l'elenco di quante Province nel 2013 andranno al default».

A rischio servizi e dipendenti «Ci chiediamo in che modo riusciremo a tutelare per il prossimo anno i 57 mila dipendenti delle Province – continua Saitta -, e come ci sarà possibile continuare a garantire i servizi ai cittadini. Non possiamo che ribadire – conclude il presidente dell'Upi – che questa scelta avrà conseguenze drammatiche e porterà ripercussioni immediate sia sui cittadini che sul bilancio del Paese, perché il dissesto del 70% delle Province non potrà che incidere pesantemente sul complesso della finanza pubblica».

Anci: «2013 terrificante» Stanchi del loro ruolo di esattori per conto di «uno Stato insaziabile e di un Governo forte con i deboli e debole con i forti» si dicono, invece, i sindaci dei Comuni italiani. Secondo il delegato Anci alla Finanza locale Guido Castelli «se non ci saranno interventi ulteriori sulla manovra a carico degli enti locali nella legge di stabilità, il quadro che si prospetta per il 2013 è letteralmente terrificante: dal 2007 al 2013 il contributo dei Comuni al risanamento dei conti raggiungerà i 15 miliardi, ovvero il doppio rispetto all’incidenza del comparto sul totale dei conti pubblici. Il paradosso italiano sta tutto nel fatto che questo Esecutivo, omettendo di correggere la manovra a carico dei Comuni, sta confermando sempre di più l’impressione di essere forte con i deboli e debole con i forti».

Sindaci, ultimi baluardi di credibilità «La conseguenza di questo atteggiamento – conclude l’esponente dell’Anci – è che i sindaci, ovvero quel pezzo di classe dirigente del Paese che può ancora godere di una certa credibilità da parte dei cittadini, vengono costretti ad apparire come esattori di uno Stato insaziabile, che non sa più comprendere le reali condizioni dei cittadini»