«Un’unica città metropolitana tra Firenze, Prato e Pistoia? E’ una parola grossa, non so se i pratesi o i pistoiesi sarebbero d’accordo a finire sotto un sindaco di Firenze». Ha sorriso il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ai giornalisti che gli hanno proposto la visione del sindaco Dario Nardella, che da una parte aspetta gli esiti del referendum costituzionale, dall’altra si porta avanti, scavalca il crocevia e pensa al dopo, a quando le Province saranno cancellate dalla Carta costituzionale. Per quel dopo, Nardella, pensa ad un potenziamento della metropoli fiorentina come istituzione, che vada ad arricchirsi della presenza di Prato e Pistoia: uscire dai confini ‘convenzionali’ della Delrio per dar vita alla “vera area metropolitana” toscana, che dia seguito all’agglomerato urbano di fatto già in vita.
«E’ positivo se ci sono intese tra i comuni» E Rossi ha aggiunto:«E’ positivo se ci sono intese tra i comuni». Detto questo, però, il governatore ha tirato il freno, soprattutto sulla concezione baricentrica che Nardella lega al ruolo delle metrocittà: «Io credo che bisogna stare molto attenti a non concepire lo sviluppo del Paese, e non parlo della Toscana, basandosi solo su 14 città metropolitane perché l’Italia di città ne ha cento». La Toscana, prosegue il governatore, «non ha solo Firenze, ma ha almeno un’altra decina di centri che hanno un loro valore, un loro peso, una loro importanza e non possono diventare da sole il punto di ogni interesse e di ogni investimento». Per questo, ha concluso Rossi, «bisogna avere una visione più ampia, più larga. Però capisco il ragionamento che fa il sindaco di Firenze: strada facendo troveremo anche modi per tenere il tutto in equilibrio».